MACERATA -  Interverranno i suoi amici Mauro Maccari, alla fine degli anni ‘70 studente universitario a Siena e Gian Corrado (Dado) Peluso, collega a Siena e successivamente presso la Università Cattolica Sedes Sapientiæ di Lima; attualmente è docente presso il liceo “Aldo Moro” di Bucarest.

Nato ad Abbiategrasso nel 1953 e morto a Lima (Perù) nel 2008, Andrea Aziani è un grande educatore e testimone del nostro tempo per il quale, ad appena 8 anni dalla sua morte, il vescovo di Lima-Carabayllo, Mons. Panizza, ha aperto la causa di beatificazione.volantino incontro aziani

“La mia esigenza è di vivere di cose vere, di cose che incarnano Gesù Cristo” scriveva Andrea ad una sua amica di liceo e questa tensione, alla ricerca di una pienezza umana, ha sempre caratterizzato la sua vita, da giovane studente liceale e universitario a docente di storia e filosofia in alcuni licei di Siena e Firenze, fino agli anni (quasi 20) vissuti a Lima, dove nel 1989, su proposta di don Giussani, raggiunge la comunità di Comunione e Liberazione e si dedica all’insegnamento, aderendo anche al progetto di Mons. Panizza di aprire una Università Cattolica.

Quella di Andrea è una passione educativa capace di intercettare il reale bisogno e le domande presenti nel cuore di chi incontra: “Non dimenticatelo mai: il vostro cuore è fatto per la felicità, per la felicità vera, quella che non finisce mai!” scrive ad alcuni suoi alunni di Firenze.

Ma da cosa rimangono colpiti i tanti studenti che lo incontrano?

“All’arrivo di “Azi” tutto cambiò. La filosofia si trasformò in una materia viva, affascinante e stranamente intrigante… Le sue parole entravano nei cuori di noi allievi che entravamo con lui in un mondo molto legato al pensiero, all’immaginazione, alla logica e al ragionamento deduttivo. Il suo modo di fare lezione affascinava tutti e anche quegli allievi che erano abituati a dormire in classe con lui erano attenti e propositivi…..”

“Ricordo la prima lezione, subito mi colpì la passione che aveva: finalmente il respiro che cercavo!... Era una persona molto intelligente e colta, ma non ha mai cercato di imporre una sua visione delle cose, non ha mai invaso il nostro orizzonte culturale; ha sempre avuto un profondo rispetto per la nostra storia e la nostra cultura… ha cercato di capirci ed è stato alle nostre modalità di vivere e di esprimerci… e questo l’ha fatto diventare uno di noi… non era un superuomo, era una persona umile che cercava in ogni cosa Cristo, contento di vederti perché cercava Cristo nel volto che aveva di fronte.”

Una paternità grande quella di Andrea, capace di attenzione e immedesimazione, resa viva dall’amore per Cristo e per il destino di ogni uomo, come documentano le parole scritte al suo amico Dado dopo qualche anno di presenza a Lima: “Che qualcuno si innamori di ciò che ha innamorato noi! Ma per questo, perché sia così, noi dobbiamo bruciare, letteralmente ardere di passione per l’uomo, perché Cristo lo raggiunga”.

La vita di Andrea, le sue lettere e le testimonianze di molti che lo hanno conosciuto sono raccolte nel libro di Gianni Mereghetti e Gian Corrado Peluso “Andrea Aziani febbre di vita” pubblicato dalla editrice Itaca lo scorso anno.