MACERATA -  Così il giornalista all’inaugurazione dei corsi di Scienze politiche, della comunicazione e relazioni internazionali, ricordando la sua amicizia con Giovanni Sabbatucci, per anni docente di Unimc.DSC03750 72

“Ho un amico fraterno (Giovanni Sabbatucci), che per oltre 20 anni ha insegnato qui a Macerata e talvolta lo accompagnavo. La cosa che mi colpiva di più già allora era quanto gli studenti dell’Università di Macerata fossero poco consapevoli di che gioiello sia questo Ateneo. Chiunque abbia studiato a Macerata lo ricorda per tutta la vita, come è successo a questo mio amico. Macerata vi rimarrà dentro, sarà una parte costitutiva di una delle fasi più importanti della vostra vita. Non vi trovate in un posto qualsiasi, ma in una Università di grande prestigio in Italia e in Europa. La sua preziosità è anche nell’essere decentrata e per voi è una fortuna essere qui”. È con queste parole di elogio che Paolo Mieli, noto giornalista e storico, una tra le voci più autorevoli del panorama culturale italiano, ha aperto il suo intervento in occasione dell’inaugurazione dell’avvio dei corsi di laurea del Dipartimento di Scienze politiche, della comunicazione e delle relazioni internazionali di Unimc davanti a un gremito pubblico di studenti.

Introdotto dai saluti del rettore John McCourt, il quale ha sottolineato l'importanza di confrontarsi e riflettere su temi cruciali come la guerra e ha ricordato come l’ormai prossimo Macerata Humanities Festival si svilupperà proprio come un’ampia riflessione sulla pace a partire dalla giustizia, l'incontro ha visto gli interventi dei presidenti dei corsi di laurea Alessia Bertolazzi, Uoldelul Chelati Dirar ed Ernesto Tavoletti, che hanno presentato le peculiarità di un’offerta formativa innovativa e in linea con le esigenze del mondo contemporaneo, e di Damian Czarnecki in rappresentanza degli studenti.

Intervistato da Angelo Ventrone, nella sua duplice veste di direttore del Dipartimento e docente di storia contemporanea, Mieli ha condiviso aneddoti e riflessioni sulla sua carriera trentennale come inviato di guerra, che lo ha visto documentare conflitti in Etiopia, Eritrea e Irlanda. "Per trent'anni ho visto solo guerre che preparavano le guerre attuali", ha affermato, evidenziando il legame tra i conflitti del passato e le tensioni contemporanee.
Ripercorrendo alcune delle vicende storiche raccontate anche nel suo ultimo libro "Fiamme dal passato. Dalle braci del Novecento alle guerre di oggi", Mieli ha parlato della natura complessa della verità storica. "La verità è fatta di contraddizioni, di persone che cambiano opinione per opportunismo. Penso, invece, che il mestiere dello storico sia quello di cercare di avvicinarsi alla verità attraverso un metodo scientifico. E vedo i rischi della separazione tra verità e memoria", ha spiegato.