di Mario Morgoni
POTENZA PICENA - Delle tante e croniche criticità della strada Regina (la sede stradale stretta, i pericoli dovuti alle tante intersezioni, l’alta velocità favorita dai lunghi rettilinei), quella dell’uscita sulla statale e l’ imbocco da essa appare francamente la meno rilevante.
Quel che e’ certo è che questo intervento non modifica minimamente la situazione problematica della viabilità lungo la strada Regina e di collegamento con l’entroterra della Val Potenza.
Ma ciò che e’ più sorprendente e’ ciò che si legge sul cartello affisso sulla recinzione di cantiere: “Viabilità di adduzione al nuovo ospedale di Macerata mediante realizzazione di una rotatoria di intersezione tra la strada provinciale ex SS 571 e la SS 16 “.
E questo ha il sapore di una vera beffa.
Non entro nel merito delle tempistiche della realizzazione del nuovo ospedale di Macerata che richiederà molti anni, ma mi chiedo come sia possibile concepire che dalla SS 16 nei pressi di Porto Recanati si debba raggiungere in quaranta minuti circa, il nuovo ospedale di Macerata in località La Pieve, anziché in 10 minuti quello di Civitanova o in 20 quello di Torrette.
Oppure la realtà non è quella ufficiale che racconta il cartello ma quella della volontà di una progressiva smobilitazione dell’ospedale di Civitanova che tra gli ospedali della provincia e’ quello che vanta la maggiore occupazione dei posti letto e la maggiore pressione da parte dell’utenza in ragione del bacino territoriale di riferimento molto ampio e densamente popolato.
La giunta regionale persevera nella politica dell’ospedale diffuso, destinata a produrre ulteriori e drammatiche carenze di personale sia nei servizi territoriali che in quelli ospedalieri.
Con la conseguenza di un ulteriore impoverimento qualitativo della sanità ospedaliera pubblica a tutto vantaggio di quella privata.
E’ la politica degli annunci che promette ovunque nuovi ospedali destinati a restare strutture sottoutilizzate, senza attrezzature e professionalità adeguate mentre si lasciano andare alla deriva quelli esistenti che svolgono un ruolo strategico.
E intanto la gente fatica sempre più ad ottenere prestazioni diagnostiche e specialistiche se non a pagamento.
La sanità del territorio, quella dei problemi quotidiani delle persone, cede il passo alle esigenze del consenso, alle quali sono molto più funzionali gli squilli di tromba della propaganda.