In relazione ad alcune note di stampa relative all’Astea, si rendono necessari i seguenti chiarimenti.
In primo luogo se possono anche essere comprensibili, in virtù del loro ruolo istituzionale, le preoccupazioni delle organizzazioni sindacali per le conseguenze che potrebbero scaturire dall’attuale situazione di attrito in ASTEA tra i soci pubblici ed il socio privato, molto meno comprensibile è l’atteggiamento di chi negli anni precedenti, avendo amministrato il Comune Recanati, aveva tenuto una posizione isolata all’interno della compagine sociale prediligendo lo scontro sistematico con il Comune di Osimo anziché il bene della società. La situazione di stallo che si protraeva da anni aveva costituito un freno allo sviluppo della società, impedendo perfino il necessario adeguamento dello statuto sociale alla norma contenuta nella finanziaria del governo Prodi che allo scopo di ridurre i costi della politica aveva posto il limite massimo di cinque componenti in rappresentanza dei soci pubblici nei C.d.A. delle società miste (pubblico-privato).
Ora l’accordo unanime tra i Sindaci dei sette Comuni soci di ASTEA ha portato ad un rafforzamento del loro ruolo all’interno della società ed alla nomina di un nuovo C.d.A. nel rispetto della vigente normativa. La richiesta di recesso del socio privato GPO appare ingiustificata dal punto di vista giuridico e tuttavia sono in corso trattative volte al pieno recupero del ruolo gestionale che va riconosciuto al Consorzio genovese.
In ogni caso va detto sin d’ora che ASTEA non resterà certo senza l’apporto e la partecipazione di un socio privato, come richiesto dalla normativa sull’affidamento dei servizi pubblici locali, e questo dovrebbe costituire anche motivo di tranquillità sotto l’aspetto della tenuta occupazionale.
Peraltro l’Amministrazione Fiordomo ha già dimostrato con fatti concreti di adoperarsi per la tutela dei posti di lavoro. Basta ricordare la positiva conclusione della vicenda relativa all’appalto dei servizi sociali alla PARS. Anche in questo caso dopo anni di incertezza si è arrivati ad una conclusione positiva della vicenda che ha consentito da parte della Cooperativa la stabilizzazione di oltre 60 dipendenti dopo anni di lavoro precario basato su brevi contratti di lavoro a tempo determinato.
Infine il riferimento alle indennità degli attuali membri del C.d.A. di ASTEA è un esempio di pura demagogia basato sulla sottile strategia di affermare solo delle mezze verità. Infatti la società negli ultimi anni, non potendo ridurre il numero degli amministratori, pari ad 11, per mancanza di accordo tra i soci sul rinnovo del C.d.A., aveva cercato di rispettare salomonicamente l’obiettivo della riduzione dei costi della politica, voluto dal Governo Prodi, diminuendo il compenso di ciascun componente in modo che il totale delle spettanze del C.d.A. non superasse il limite massimo previsto dalla legge. E’ del tutto naturale che con la nomina del nuovo C.d.A. di 7 membri i compensi unitari siano tornati ad essere quelli previsti dalla norma, che non è mai cambiata, mentre il costo complessivo a carico di ASTEA è rimasto perfettamente invariato.