Nell'edizione di domenica scorsa l'imprenditore recanatese Adolfo Guzzini, amministratore delegato de "iGuzzini" e Teuco, ha concesso una lunga intervista al Corriere Adriatico che vi riproponiano di seguito.

 

 

“Bisogna correre ai ripari. Rilanciando sfide e trovando motivazioni significa rispondere in tempo reale alle nuove domande. Rispetto agli Usa perdiamo per quantità di lavoro un anno ogni cinque”

“La casta, un danno pure per l’impresa”
Costi della politica, produttività e inefficienze

 La ricetta di Adolfo Guzzini

di LUCA PATRASSI

 

guzzini3.jpgRECANATI - Stipendi fermi per sei anni come ha rilevato Bankitalia, stipendi bassi come denunciano le forze sociali. Adolfo Guzzini, leader dell’omonimo gruppo industriale, concorda con la premessa e rilancia.
“E’ vero, dispiace solo che come Confindustria e come imprenditori di zona abbiamo sollevato da tempo la questione. Riteniamo che i nostri lavoratori prendono troppo poco”.
Il primo affondo di Guzzini: la sperequazione tra il comparto pubblico e quello privato.
“Chi lavora in un’azienda privata ha controlli di qualità e di produttività molto più alti che nel pubblico impiego o nei servizi. Basti pensare al fenomeno Alitalia o al 25% di assenteismo al Comune di Roma”.

Quali le colpe?
“La politica non ha mai preso di petto il problema. Non si può chiedere agli imprenditori di farsi ulteriore carico della società: obbligo delle imprese è rispettare i contratti e pagare le tasse”.
Le cose da fare?
“La politica deve riconvertire la spesa e riqualificarla obbligando alla produttività e alla mobilità, è ora di finirla con i diritti, tutti noi abbiamo tanti doveri e i diritti previsti dalla Costituzione”
Tutta colpa della classe dirigente?
“I nostri dipendenti sono molto motivati, vivono l’azienda da attori e da spettatori nelle variabili complessive dei sistemi, dell’innovazione del processo di prodotto, del servizio e del mercato ma di questo la classe dirigente non se ne rende conto, il sindacato tarda fortemente a capirlo”.
Lacci nazionali in un sistema invece globalizzato.
“Basta pensare che 15 giorni fa la Federal Reserve ha annunciato una recessione negli Usa, siamo tutti strettamente collegati come macrosistemi e queste dichiarazioni hanno obbligato una rivisitazione del bilancio di previsione e dei piani pluriennali. Bisogna correre ai ripari rilanciando sfide e trovando motivazioni, significa rispondere in tempo reale alle nuove domande e se si richiede questo all’imprenditore e all’impresa qual è il tipo di conoscenza che può gestire queste azioni?”
Adolfo Guzzini si pone la domanda e indica la risposta.
“Ci vuole la detassazione dei contributi per i nostri dipendenti: penso ad un 30% programmato nel tempo che non può essere pagato dall’impresa che non evade e compete”.
Un’altra indicazione?

“E’ sufficiente pagare gli straordinari senza togliere tasse e contributi: come aggiungere uno stipendio all’anno”.
Chi paga i costi?
“Chi sperpera la spesa pubblica, penso al costo della politica ed alla inefficienza della pubblica amministrazione”.
Come sono i salari nelle sue aziende?
“Ho saputo del dibattito solo nei giorni scorsi perchè ero fuori per lavoro. Dire che alla Guzzini gli operai percepiscono 800 euro al mese è falso. E non è un’accusa mossa contro la Guzzini ma alla dignità dei lavoratori, il nostro bene maggiore. L’azienda vale perchè c’è l’imprenditore che ha voglia di investire ma la qualità del personale è l’asse più importante”.
Parliamo di cifre?
“Ci sono vari livelli, tra gli operai la forbice parte da un minimo di 1093 ad un massimo di 1787 euro. Poi ci sono i servizi ed altre agevolazioni”.
Quali sono?
“Il servizio mensa che l’azienda fornisce vale procapite circa 1200 euro all’anno. I turnisti hanno orari ridotti a 7 ore e 40 invece delle 8 e questo vale un 4.34% di retribuzione”.
Come sono i giovani che entrano ora in azienda?
“Sono molto più motivati di quanto noi possiamo pensare, bisogna dar loro fiducia e speranza, farli essere attori e non spettatori, aiutarli a capire che si vince in azienda, poi nella città, in regione, in Italia, nel mondo”.
Ha già detto che paga le tasse e dunque non le piace il nero. In effetti la propensione al colore la si nota anche nelle aziende.
“Abbiamo fatto interventi cromatici negli stabilimenti con l’inserimento del blu, arancio e margherite per rompere il ritmo del bianco, anche le macchine utensili sono colorate”.
La formazione?
“Determinante. A partire dallo sport con il sostegno al circolo tennis Francesco Guzzini e alle giovanili della Recanatese. Poi i fondi all’Itis di Recanati”.
Il territorio fa parte del marchio aziendale?
“Le bandiere della città e della regione sono all’ingresso delle aziende. Chi arriva da noi da qualunque parte del mondo riceve monografie sui nostri beni culturali e architettonici”
Rapporti con i sindacati?

“Da noi ci sono sempre stati. Primo contratto con il consiglio di fabbrica nel ’77, primo accordo integrativo nel 1986”.
Il futuro di Confindustria?
“Emma Marcegaglia, mi auguro”.
Confindustria invade l’area politica?
“Siamo una parte importante della società e dell’economia mondiale, fare progetti è un dovere civico”.
Recupero della produttività significa lavorare di più?
“Non cito la Cina ma rispetto agli Usa perdiamo per quantità di lavoro un anno ogni cinque”.