Premesso che è stata esaminata e approfondita la complessa questione, anche tramite l’ascolto e l’analisi delle argomentazioni esposte dalla società proponente l’impianto; tutti i sindaci (o loro delegati) dei comuni limitrofi a Porto Recanati (Loreto, Recanati, Numana, Sirolo, Castelfidardo, Potenza Picena, Camerano) hanno espresso la propria disapprovazione per la realizzazione del progetto. Il consiglio comunale di Recanati impegna il Sindaco e la Giunta comunale ad esprimere la loro decisa disapprovazione per la realizzazione del rigassificatore poiché l’impianto non si profila funzionale alle esigenze delle Marche ma appare in qualche modo destinato a essere inserito in un piano che, senza nemmeno la previsione di un piano energetico organico nazionale, rischia di trasformare la nostra regione in una piattaforma industriale che guarda verosimilmente a un raggio ben più ampio della stessa Italia ma, in particolare, per le ragioni che si vanno di seguito a sintetizzare in tre argomenti principali:
a) Motivi di impatto ambientale
La realizzazione dell’impianto prevede l’utilizzo di ingenti quantitativi di ipoclorito di sodio al fine di mantenere in efficienza l’impianto stesso, salvaguardandolo dalla formazione di incrostazioni e/o da fenomeni di ossidazione derivanti dalla presenza nell’acqua marina di organismi viventi destinati, ove non vi sia un processo di sterilizzazione dell’acqua stessa, a intaccare i meccanismi di funzionamento della nave rigassificatrice con danni che potrebbero condizionare il funzionamento degli apparati. L’utilizzo continuo dell’ipoclorito di sodio produrrà inevitabilmente la morte della fauna e della flora nelle acque circostanti la nave rigassificatrice, con effetti che, nel medio e nel lungo periodo, possono causare veri e propri sconvolgimenti dell’ecosistema marino.
Inoltre il processo di rigassificazione prevede l’utilizzo di enormi quantitativi di acqua che dovrà essere impiegata per permettere di rigassificare il GNL il quale, dopo essere stato trasportato in forma liquida all’interno della nave rigassificatrice a una temperatura di -161 gradi centigradi, dovrà essere riscaldato per consentirgli di riprendere lo stato gassoso. L’acqua di mare circostante verrà dunque utilizzata per permettere, attraverso lo scambio termico, di riscaldare il GNL fino a riportarlo al suo stato naturale, gassoso. Il processo di rigassificazione porterà, conseguentemente, a un progressivo raffreddamento delle acque circostanti che, nel medio e nel lungo periodo, in associazione al fenomeno della continua sterilizzazione delle acque mediante ipoclorito di sodio, potrà ragionevolmente condurre a cambiamenti irreversibili dell’ecosistema, con rischi di danni incalcolabili all’ambiente e alle specie viventi.
Le problematiche che sono state evidenziate preoccupano ancor più se si considera che i fenomeni descritti si verificheranno in un mare che, per le sue caratteristiche, non garantisce un ricambio d’acqua tale da permettere di sottovalutare la gravità dei rischi connessi al processo di rigassificazione, tanto più se si considera che, al largo di Falconara, è ipotizzata la realizzazione di un altro rigassificatore, destinato ad aggravare questioni già note e discusse, anche in relazione agli impianti dell’API.
b) Motivi di sicurezza
Il GNL verrà trasportato da «navi traghetto» dalle quali verrà immesso nei serbatoi della nave rigassificatrice attraverso braccia meccaniche rigide. Quindi verranno avviati i processi tesi a rigassificare il gas liquido. Ove, nel corso dello svolgimento di tali attività, dovessero verifricarsi inconvenienti derivanti da qualsiasi problema (guasto meccanico, errore umano o incidente), le conseguenze di una fuoriuscita di gas liquido potrebbero rivelarsi fatali. È naturale infatti che, per un’elementare legge fisica, il GNL tenderà ad assumere il suo stato naturale e, quindi, a trasformarsi dallo stato liquido in quello gassoso. Durante tale processo la massa liquida acquisterà volume fino a 600 volte e, nello stesso tempo, sarà soggetta al fenomeno delle correnti marine e dei venti che potrebbero velocemente trasportarla, anche verso la costa.
Si verificherà inoltre un progressivo riscaldamento del GNL che, trovandosi allo stato liquido a -161 gradi non è infiammabile, ma che, quando raggiunge la condizione gassosa e la sua percentuale nell’aria diviene compresa tra il 15 e il 5%, si trasforma in una miscela pronta a esplodere, tanto che l’incontro con una fonte di combustione (che potrebbe essere costituita anche dal motore di una qualsiasi imbarcazione di passaggio) potrebbe determinare un’esplosione dagli effetti devastanti. In relazione ai prospettati rischi non sono state fornite sufficienti spiegazioni e garanzie da parte della società proponente, dai cui elaborati non si evince che siano state prese in esame ipotesi di sversamenti importanti di liquido che potrebbero derivare da un incidente grave o, magari, da un attentato.
Il quantitativo di gas liquido che la nave rigassificatrice sarà destinata a contenere è talmente rilevante da creare preoccupazioni troppo serie e importanti, che la società proponente sostanzialmente evita di prendere in considerazione.
c) Motivi legati all’immagine dei luoghi, al turismo e alla pesca
Le considerazioni svolte ai precedenti punti a) e b) fanno immediatamente intendere le preoccupazioni che sorgono in ordine alle conseguenze che le ragioni di impatto ambientale e di sicurezza avranno, a motivo della deturpazione dell’ambiente, destinato inevitabilmente a subire modifiche, i cui effetti di lungo termine non sono stati neppure affrontati, negli elaborati prodotti dalla società proponente l’impianto.
La Riviera del Conero, se i progetti relativi ai rigassificatori previsti davanti alla costa di Porto Recanati e di Falconara verranno portati avanti, si troverà a essere «incastonata» tra due impianti industriali che condizioneranno inevitabilmente anche la scelta delle mete turistiche con danni inestimabili per la zona e per l’intera Regione Marche che, anche attraverso la stessa Riviera del Conero, sta cercando di lanciare la propria immagine in ambito internazionale, pure con impegnative campagne pubblicitarie.
Le modificazioni che subirà l’ecosistema marino, incidendo sulla pesca, che costituisce un’altra grande risorsa per il territorio, sembrano difficilmente preventivabili. L’unico dato certo è che modificazioni ci saranno e che, come già evidenziato, di esse preoccupa soprattutto ciò che potrà avvenire nel medio e nel lungo termine, con danni che sarà tardi cercare di riparare, quando si saranno già verificati.