Si rischia il braccio di ferro fra i Comuni soci di Astea (Osimo e Recanati sono i soci di maggioranza relativa) e il privato Gpo Genova. Il futuro della multiutility rischia di decidersi in un’aula di tribunale se non si troverà un accordo fra parte privata e parte pubblica sulle modifiche da apportare alla statuto societario. Il 4 novembre scorso il Consiglio comunale di Osimo approvò (con il voto contrario del Pdl e l’astensione del centrosinistra) le modifiche statutarie, che prevedevano la riduzione del Cda da 11 a 7 componenti, di cui 5 di mano pubblica e 2 in quota Gpo, la necessità di una maggioranza di 4/7 per approvare atti in Cda, maggior peso dei sindaci e di assegnare la presidenza della società a un rappresentante di Osimo, il quale sarebbe stato contestualmente anche il nuovo amministratore delegato al posto di Fabio Giuseppini, nominato ormai 7 anni fa da Gpo. Sulla scia dei primi “rumors” da parte della GPO a Recanati analoga seduta del consiglio in cui era in discussione un’analoga modifica, portò ad un rinvio dell’atto in attesa che si chiarisse la situazione.
Ma Gpo, che salvo accordi con i Comuni più piccoli rappresentati in Cda rimarrebbe comunque in minoranza, vorrebbe anche confermare la propria presenza in Astea con l’amministratore delegato, il quale sarebbe ancora Giuseppini.
Osimo invece vorrebbe proporre all’assemblea dei soci come presidente-amministratore delegato Giancarlo Mengoni, che di Astea è dipendente nel servizio d’igiene urbana. Dunque anche sull’Ad potrebbe avviarsi un’ulteriore spaccatura. Se non si trova l’accordo, Gpo potrebbe anche decidere di far valere il proprio diritto di recessione e farsi liquidare il 21% di quote che detiene in Astea: valore nominale 17 milioni di euro circa, il valore di mercato però salirebbe a 20. I Comuni soci dovrebbero acquisire le quote da Gpo con diritto di prelazione, o altrimenti cercare acquirenti terzi che liquidino il socio privato. Extrema ratio sarebbe una riduzione del capitale sociale per liquidare i genovesi. Con l’ombra di un contenzioso che farebbe allungare i tempi dei riassetti societari.