Un grande maestro, Carlo Giuffré, e una signora della scena, Angela Pagano, danno vita ad uno dei più grandi successi di Eduardo e Peppino De Filippo, I casi sono due di Armando Curcio, che viene riproposto in tutta la sua comicità. Giuffrè nei panni di interprete e regista - ne ha tirato fuori un capolavoro di intelligenza, di comicità pacatamente irresistibile, di scintillante malinconia.
Carlo Giuffrè prosegue nel suo intento di restaurare un repertorio otto-novecentesco della nobile tradizione comica napoletana, proponendo la messinscena del testo di Armando Curcio I casi sono due. La vicenda è ambientata a Napoli, più precisamente nella casa del barone Ottavio e di sua moglie Aspasia. I due, ormai anziani, sentono la mancanza di un figlio, di
un erede. Spinto da questo sentimento, il barone incarica un investigatore di ritrovare un suo figlio illegittimo, nato da una passione giovanile e prematrimoniale per una cantante. La sorpresa di Ottavio è grande quando gli viene comunicato dal suo incaricato che il figlio tanto cercato e per anni ignorato è in realtà Vincenzo Esposito, interpretato da Ernesto Lama, scontroso e rozzo cuoco al servizio dei baroni. Vincenzo, acquisito il nuovo status di nobile, non perderà occasione di vessare la servitù e di sfoggiare i suoi modi discutibili.
Lo spettacolo è una farsa dal ritmo scoppiettante che si serve della comicità dell’equivoco e di situazione per esaltare le indiscusse qualità attoriali di Carlo Giuffrè e Angela Pagano, custodi di una tecnica attoriale straordinaria, piena di sfumature e registri, che affonda le proprie radici nell¹inesauribile tradizione del teatro comico napoletano.
Scrive Giuffré nelle note allo spettacolo: “Uno dei più grandi successi di Eduardo e Peppino de Filippo viene riproposto in tutta la sua comicità. Fra le tante commedie che sto recitando da più di trenta anni, da quando cioè ho una mia compagnia (nei primi dieci anni assieme a mio fratello Aldo e poi da solo), non saprei proprio dire quale sia quella che è piaciuta di più al pubblico. Ho ricevuto nel 1999 l’ambito premio Renato Simoni la cui motivazione fra l’altro dice: sempre più forti e quasi esclusivi con il sopraggiungere della maturità, si sono fatti in lui l’impegno e la responsabilità di custode della grande tradizione attorale napoletana. Ed ecco quindi la mirabile serie di spettacoli destinati a restaurare un repertorio otto-novecentesco con accento nobile da Scarpetta a Curcio, e a mantenere vivo nella coscienza e nel cuore degli spettatori, con un marchio costante e inconfondibile di intelligenza critico-storica, il patrimonio di questo meraviglioso repertorio. Ho recitato sei commedie di Eduardo, di Armando Curcio ne ho realizzate tre: A che servono questi quattrini, La fortuna con la effe maiuscola e I casi sono due, che fu nel 1982 – la prima commedia realizzata con la Diana OR.I.S. di Lucio Mirra, che produce ormai i miei spettacoli da trenta anni. Fu un inizio travolgente, piacque molto a Federico Fellini, che vide lo spettacolo tre volte e scrisse fra
l’altro ecco il teatro quello vero che funziona da sempre, come una bella festa fra vecchi amici con cui stai subito bene e concludeva dicendo nutrendo la speranza che tutto ciò che di spensierato, allegro, buffonesco, patetico, assurdo e straziantemente umano, hai visto accadere su quel palcoscenico, spente le luci e uscito dal teatro, tu possa ritrovarlo fuori nella vita! Per questo rimetto in scena la commedia, perché piacque molto allora ai critici e al pubblico, piacque anche quando la ripresi nel 1992 e sono certo che piacerà anche questa volta”.
Per informazioni e biglietti: Teatro Persiani 071 7579445, Amat 071 2072439, 2075880, Inizio spettacolo: lunedì 7 dicembre ore 21, martedì 8 dicembre ore 17.