Di Ermanno Beccacece

Con dieci minuti di applausi e con il Teatro Persiani gremito fino al loggione nonostante il brutto tempo, si è chiusa la rappresentazione de “La serva padrona” di Pergolesi, che ha visto il ritorno dell’opera lirica al Teatro Persiani di Recanati. La Sinfonietta Gigli, diretta da Luca Mengoni, ha ben accompagnato i giovanissimi protagonisti: Ludovica Gasparri, dalla limpida vocalità e dalla naturale arte scenica, nel ruolo di Serpina, un personaggio che sembrerebbe tratteggiato appositamente per lei, e Lorenzo Mancini, in veste di Uberto, al suo primissimo bebutto, che ha retto molto bene un ruolo complesso, dalla tessitura vocale molto ampia, anche lui per nulla impacciato bensì padrone del palcoscenico a dispetto dei suoi sedici anni. Forse l’Uberto più giovane della storia! Molto bene anche Alessandro Marrocchi, Vespone, perfettamente calato nel personaggio. La regia e la scenografia di Andrea Anconetani, essenziale, senza orpelli poco credibili, esaltata da un sapiente gioco di luci, ha messo in risalto l’azione scenica e la musica.

Insomma una messa in scena, che oltre a riproporre uno dei capolavori dell’opera buffa settecentesca, vuole indicare una via per il ritorno dell’opera lirica al Persiani, una produzione tutta recanatese, che nasce dalla scuola di musica Gigli, dalla sua orchestra giovanile, dagli allievi di canto e dai loro insegnanti.

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