Nota del Circolo ACLI "Don Milani"

Il dibattito politico in vista delle prossime elezioni amministrative è tutto concentrato su candidature e alleanze. Sono molti i volti nuovi dei quali si parla e questo è certamente positivo. Molto meno positivo è invece il fatto che non si è ancora aperta nessuna discussione sui programmi. Per questo abbiamo deciso di far circolare il documento politico-programmatico elaborato da un nutrito gruppo di Associazioni recanatesi in vista delle elezioni del 2004. È un documento “vecchio” di cinque anni, ma ci è sembrato di grande attualità.

 

Il documento ci sembra attuale innanzitutto per i contenuti che vengono posti al centro della riflessione delle forze politiche: pace, lavoro, diritti sociali, diritti culturali, pianificazione urbana, ambiente e nuova qualità della vita.

Ma il documento ci sembra attuale anche e soprattutto perché insiste con forza sul tema della partecipazione dei cittadini, proponendo forme nuove di progettazione partecipata e di controllo dal basso della vita amministrativa.

Il documento, molto ampio e articolato nella parte relativa alle indicazioni programmatiche, non si limita a definire alcuni principi generali, ma giunge a individuare gli elementi fondanti di un nuovo rapporto con il governo comunale, specifica i percorsi idonei a riattivare e rendere operativa la partecipazione alla vita pubblica e infine delinea gli strumenti di verifica che permettono di valutare il modo e il grado di attuazione degli impegni presi.

Ci auguriamo che le forze politiche che si presenteranno alle prossime elezioni vogliano farne tesoro, per dare inizio a quel rinnovamento della politica del quale a Recanati, dopo una stagione amministrativa che finalmente volge al termine, si sente da tempo il bisogno.

Il documento del 1994

FORUM DELLE ASSOCIAZIONI RECANATESI PROPOSTE E RICHIESTE PROGRAMMATICHE PER IL GOVERNO DELLA CITTA'

Aprile. Per la sinistra – ARCI – ANPI – Circolo Acli “Don Milani” – Centro Culturale Fonti San Lorenzo – Comitato per la difesa della scuola pubblica – Art.11 – Circolo Recanatese d’Iniziativa Culturale – Circolo del cinema – Gruppo grotte di Recanati – Gruppo Esperantista

Le nostre proposte

Quelle che seguono sono alcune indicazioni programmatiche elaborate dalle associazioni aderenti al Forum recanatese e che intendiamo sottoporre all'attenzione e alla riflessione della cittadinanza e delle forze politiche che aspirano al futuro governo della città. Le nostro proposte non hanno né intendono avere un carattere di completezza e di sistematicità per almeno due ordini di motivi:

esse riflettono innanzitutto l'eterogeneità delle associazioni, che sinora hanno aderito al Forum, e la "parzialità" dei loro campi d'azione: è per questo che alcuni aspetti sono sviluppati più di altri, mentre altri finiscono per rimanere in ombra.

non ci interessa confezionare un programma una volta per tutte: i programmi di questo tipo rischiano di "scadere" presto. E' preferibile invece attrezzarsi per aggiornare, integrare e modificare il programma strada facendo, in modo che le scelte siano partecipate e trasparenti.

La progettazione partecipata: per un nuovo rapporto con il comune

In questi anni di crisi nel rapporto tra istituzioni e cittadini, occorre comprendere che il tessuto associativo è una risorsa al servizio della città e del Paese intero. Chiediamo perciò che il tema della partecipazione dei cittadini e del rilancio di una democrazia partecipativa sia posto al centro della riflessione politica.

Negli ultimi anni sia a livello locale che a livello nazionale si è avuta una espropriazione delle sedi istituzionali preposte alla partecipazione dei cittadini: a livello locale, tanto per fare un esempio, la consulta culturale non è mai stata convocata. Le istituzioni devono invece trovare le loro vere radici nella partecipazione dei cittadini, aprendosi al rapporto con le associazioni, costruendo procedure dì progettazione partecipata e di controllo partecipativo.

Nuovo impulso alla partecipazione

Sarà compito del Sindaco e della Giunta attivare tutte le forme di partecipazione, lavorando in stretta collaborazione con i cittadini attraverso consulte, osservatori, tavoli di lavoro. Sarà importante a questo scopo, per molti dei campi di interventi da noi individuati, l’istituzione formale di un organismo autorevole e autonomo, con il compito e il mandato di: valutare la situazione di partenza interagire con gli strumenti e i processi attuativi di trasformazione urbana (piano regolatore generale, piani urbani della mobilità, piani di settore, ecc.), progettare e promuovere iniziative concrete e innovative a livello locale. Interlocutori e collaboratori privilegiati nei processi di progettazione partecipata dovranno essere: le associazioni politiche, culturali, sportive e di volontariato sociale

le scuole di ogni ordine e grado (dirigenti, docenti, studenti, personale tecnico e amministrativo), le associazioni di categoria (liberi professionisti, industriali, commercianti, artigiani, ecc.), le Università presenti nel territorio a valenza psico-pedagogica, sociologica, antropologica, storica, tecnologica, urbanistica, ecc.

Le diverse collaborazioni potranno garantire il rigore scientifico, la correttezza dei metodi, la trasparenza e la condivisione degli obiettivi, la continuità, la reale fattibilità, il senso di appartenenza.

Bilancio partecipato

Il bilancio comunale dovrà essere di facile lettura e consultabile da tutti. Dovrà prevedersi inoltre, una certificazione del livello di qualità degli interventi, dei servizi e sulla professionalità di chi li realizza. (in caso contrario il bilancio non dovrà essere approvato da quelle forze politiche che sottoscrivono questo programma, siano esse maggioranza od opposizione).

La trasparenza regolerà i rapporti tra ente pubblico e associazioni. Il Sindaco di Recanati sarà garante del rispetto di questi principi e regolerà eventuali vertenze che le associazioni potranno promuovere.

La città della pace

La pace è questione di strutture (e quindi è importante rafforzare l’ONU e chiedere un ruolo più attivo dell’Europa), ma è soprattutto questione di persone. E’ fondamentale, perciò, che esistano ed operino persone impegnate nel coltivare costanti e concreti gesti di pace. Questi gesti di pace, anche semplici, oltre a rafforzare la dimensione comunitaria e solidale della vita, creano una tradizione, una cultura, un modo di guardare il mondo, un’abitudine a risolvere i conflitti con la conoscenza reciproca, il dibattito e il confronto democratico. Le scelte dei governanti sono il frutto anche dei gesti di pace compiuti da uomini e donne che hanno saputo sperare ed operare senza cadere mai nello scoramento e nella facile scorciatoia della violenza fisica o verbale e nella sopraffazione (magari ammantata di nobili giustificazioni).

Si tratta di rendere effettiva l'indicazione di principio, attraverso: la creazione di un apposito "Ufficio per la pace" con il compito di promuovere, con quanti si renderanno disponibili, la cultura della pace e dei diritti umani mediante iniziative culturali, di ricerca, di educazione e di informazione che tendano a fare del territorio comunale una terra di pace; l'istituzione un apposito capitolo di Bilancio denominato "Interventi per la promozione di una cultura di pace”; la dichiarazione da parte del Consiglio Comunale del territorio del Comune di Recanati come "TERRITORIO PACIFICATO", che non si presti ad essere utilizzato per operazioni di guerra (passaggio di convogli militari, insediamento di basi o supporti logistici); fra i gesti di pace vanno inclusi anche: la diffusione del commercio equo e solidale, il sostegno alla banca etica, la pratica del consumo critico;

promuovere l'inteculturalità e il dialogo interreligioso per favorire l'incontro con le culture e sensibilità "altre" e la percezione delle reciproche differenze quale fonte di arricchimento e di riflessione su valori, linguaggi, stili di vita e di pensiero.

Il lavoro; contro la cultura del precariato.

Si propone una vera e propria battaglia per i diritti, contro la cultura della flessibilità/precarietà: l'Ente Locale dovrà sostenere questa campagna attraverso un impegno formale a ridurre progressivamente il lavoro precario negli enti pubblici (CO.CO.CO. e contratti a termine), e a trasformarlo in contratti stabili. Non è accettabile che l’Ente Locale, aderendo a un costume ormai diffuso, proceda a sempre più frequenti esternalizzazioni, limitandosi a stabilire capitolati capestro e gare al ribasso senza preoccuparsi delle ricadute sui diritti dei lavoratori, sulle persone reali che si trovano spesso a lavorare in regime di sfruttamento legalizzato.

Sarà necessario un confronto stabile tra istituzioni locali, cittadinanza e organizzazioni sindacali a difesa del primato dei diritti collettivi e individuali rispetto alla mercificazione e privatizzazione dei servizi.

Garantire il lavoro, ma anche tutelare i nuovi lavori caratterizzati da estrema flessibilità e quindi da crescente precarietà: occorre introdurre nuove norme che rendano la flessibilità più sostenibile.

Diritti sociali

Il modello di sviluppo troppo spesso preso ad esempio da politici, economisti, mezzi di informazione è un modello puramente economicistico e aritmetico. Eppure sappiamo come nazioni in cui il prodotto interno lordo registra crescite poderose in termini numerici abbiano sovente enormi problemi sociali: disuguaglianze, disagio, insicurezza, povertà. Questo modello di sviluppo porta, inoltre, immancabilmente ad aumentare le ricchezze di chi è già ricco e a spingere fasce sempre più larghe di popolazione verso la povertà. Il vero sviluppo non può essere quindi legato soltanto alla crescita quantitativa dell’economia: occorre puntare a uno sviluppo complessivo, che affianchi alla crescita economica anche la ridistribuzione delle risorse, lo sviluppo sociale, la promozione culturale. La crescita economica senza coesione sociale, infatti, non crea benessere poiché il benessere o è integrale o non è. Non esiste quindi benessere economico, senza inclusione sociale, senza diritti e senza servizi a sostegno di questi diritti.

Territorio e servizi sociali

All’interno della prospettiva del recupero di valori quali giustizia, uguaglianza e solidarietà, è necessario perseguire un orientamento che organizzi “servizi di manutenzione alla qualità della vita” intensificando, ad esempio, nel concreto, il processo di attuazione della legge 328/2000 che ha per scopo l’integrazione dei servizi sociali sul territorio. Una legge, questa, che ha tra i suoi obiettivi, oltre quello di coordinare meglio i servizi pubblici all’interno di un determinato ambito territoriale, anche quello di stimolare le risorse di solidarietà già presenti sui territori locali. Per questo è importante che le associazioni diano il loro contributo all’elaborazione dei Piani sociali di Zona con alcuni obiettivi precisi: favorire la partecipazione della società civile organizzata, delle famiglie e degli utenti alla riorganizzazione dei servizi sociali; creare una cultura dell’inclusione, contribuendo quindi alla coesione sociale; puntare infine alla diffusione della cultura della rete, che favorisce le connessioni non solo fra le strutture ma anche fra i mondi vitali di individui, famiglie e operatori del Terzo Settore.

Immigrazione

All’interno di una cultura dell’inclusione va considerato il fenomeno dell’immigrazione e le questioni connesse all’accoglienza e integrazione; l'azione delle associazioni e dell'amministrazione deve rivolgersi al superamento dell'inaccettabile idea che i migranti siano un problema di ordine pubblico, riaffermando: la critica decisa alla filosofia eminentemente criminalizzante e repressiva della Legge Bossi-Fini e all'istituzione dei Centri di Permanenza Temporanea, con un impegno del Consiglio Comunale a non costruirli mai sul territorio recanatese; il sostegno a una legislazione organica per il diritto di asilo (art.10 della Costituzione); l'appoggio alla campagna regionale sul voto ai migranti come strumento elementare di democrazia e integrazione; il diritto a usufruire, in condizione di pari opportunità, dei servizi abitativi, socio-sanitari, assistenziali.

Politiche giovanili e per l'infanzia

E' evidente che il rischio dell'esclusione non investe solo cittadini stranieri, ma anche individui e categorie sociali che, per motivi diversi, possono sperimentare difficoltà sostanziali nell'esercizio dei più elementari diritti. Anziani, diversamente abili, ma anche bambini, giovani, e giovani coppie sono alle prese rispettivamente con problemi di assistenza, spazi (per il gioco e la socializzazione), difficoltà di trovare un alloggio economicamente accessibile. E' necessario che per ognuna di queste categorie vengano programmati interventi di assistenza e sostegno basati su una conoscenza organica della situazione, ottenuta anche attraverso il coinvolgimento delle categorie interessate.

A questo proposito, strategica appare la cura delle politiche dell’infanzia. E’ infatti chiaro che trasformare Recanati in una delle città delle bambine e dei bambini avrebbe come sicuro effetto quello di approdare a una migliore vivibilità della città per tutti i suoi abitanti.

Solo abbassando il nostro sguardo fino all’altezza del bambino, accettando così tutte le differenze che il bambino porta con sé, riusciremo a garantire il rispetto delle diversità. Ci sembra quindi necessario restituire ai bambini la vivibilità della propria città, perché la città non è fatta solo di edifici e piazze, ma anche di memoria, di segni, di linguaggi, di desideri, che sono a loro volta l’espressione dei suoi abitanti. Escludere una qualunque categorie di abitanti dalla vita delle città (e i bambini sono i primi ad esserne esclusi) vuol dire escluderne l’identità, l’anima, cioè la vera forza su cui può fondarsi un vitale e forse più umano sviluppo. Riuscire nella definizione di una nuova strategia è compito di tutti ma richiede un impegno serio e costante. Non si chiedono quindi attività puntiformi, ma una vera e propria politica per l’infanzia. Finora, infatti, gli interventi sono stati troppo settoriali, sganciati da un quadro di riferimento organico e privi di un efficace coordinamento.

La Convenzione Onu sui Diritti dell'Infanzia, 1989 firmata da 193 paesi e ratificata dal governo italiano nel 1991 sancisce il dovere da parte degli organi dello stato di ascoltare, informare e coinvolgere i bambini per quanto riguarda le decisioni e le questioni più importanti per la loro vita.

Dunque, i bambini e le bambine sono per diritto soggetti nei processi migliorativi dell'ambiente urbano ed è dimostrato che la qualità urbana è una questione di fondamentale importanza per il benessere attuale e lo sviluppo futuro dei bambini.

Occorre definire una nuova strategia che miri a un cambiamento, che sia, soprattutto, un cambiamento di stili di vita, cultura, mentalità e atteggiamenti, raggiunti attraverso una larga partecipazione sociale. La nostra idea è quella di cercare il coinvolgimento di soggetti differenti, la cui azione convogli in un unico obiettivo. Solo attraverso un approccio intersettoriale sarà possibile dar vita ad un processo di rinnovamento e di “ringiovanimento” della città.

In primo luogo l’amministrazione comunale può mettere in campo strategie a livello cittadino coinvolgendo la comunità locale. Perché il bambino possa essere veramente protagonista è importante aiutare gli adulti a sviluppare una nuova sensibilità: il sindaco, la Giunta, il Consiglio comunale, i dirigenti e i tecnici del Comune debbono essere aiutati a considerare la realtà dei bambini, le loro richieste e le lacune della città rispetto alle loro esigenze. In questa direzione si potrebbe istituire un apposito osservatorio che si occupi, oltre che di studi e ricerche finalizzate al raggiungimento di una migliore vivibilità da parte dei cittadini, della promozione e della diffusione di un nuovo atteggiamento. Vanno poi stimolate e supportate iniziative attraverso le quali sensibilizzare e coinvolgere tutta la comunità locale.

Si potrebbe pensare di allargare questa funzione sociale di “amici dei bambini” a tutti coloro che indossano una divisa e che per questo diventano facilmente riconoscibili. Il sindaco potrebbe invitare poliziotti e carabinieri, ad assumere questo nuovo ruolo per aiutare la città a diventare più adatta ai cittadini a partire dai bambini. Ma per questa nuova e importante funzione sociale i vigili, carabinieri, netturbini vanno preparati, aprendo momenti di formazione e di dibattito per definire nuovi obiettivi e comportamenti.

Anche i negozianti possono rappresentare una rete di riferimento per la sicurezza e l’assistenza dei bambini. Se ad esempio tutti i negozianti e gli artigiani che si dichiarano disponibili a dare una mano per l’autonomia dei bambini mettessero un adesivo sulla loro vetrina, bambini e genitori potrebbero stare più tranquilli perché saprebbero che, in caso di necessità, ci sono dei punti di riferimento.

Anche gli anziani possono essere coinvolti proficuamente. La serenità di un anziano è legata infatti anche alla possibilità che la sua esperienza possa servire a qualcuno, che egli possa ancora essere utile a qualcosa. Ecco quindi l’anziano come alleato privilegiato dei bambini. Assumere l’anziano come alleato dei bambini significa anche riflettere sulla condizione in cui loro vivono, si muovono, agiscono. Se gli anziani si sentiranno accettati, utili, necessari, staranno meglio, saranno più autonomi, garantiranno la città. Anche le aziende per la mobilità possono rappresentare una rete di riferimento per la sicurezza e l’ assistenza dei bambini. Inoltre si potrebbero intraprendere iniziative finalizzate al coinvolgimento di bambini nella promozione e nell’uso dei mezzi pubblici, incentivandone così l’uso corretto.

Abbassare l’ottica delle amministrazioni all’altezza del bambino vuol dire accettare un conflitto permanente perché il contrasto fra il bambino e l’adulto non terminerà mai. Essere d’accordo con questo tipo di politica significa fare una scelta coraggiosa, che intende produrre cambiamenti radicali. E’ una grande scelta per il futuro della città, anche se è difficile cambiare una città rispondendo alle necessità e alle aspettative dei bambini perché bisogna scontentare i grandi e chiedere loro di rinunciare a privilegi che sembrano ormai dei diritti.

I diritti culturali

Appare evidente che la promozione di una piena cittadinanza per tutti e per ciascuno non può che passare attraverso la piena realizzazione dei diritti alla cultura. Diritti che comprendono sia la tutela e la salvaguardia delle identità culturali sia la diffusione degli strumenti minimi e delle conoscenze necessarie per leggere il mondo nella sua complessità e nelle sue trasformazioni. In un’epoca come la nostra in cui l’ignoranza, la non conoscenza reciproca, il pregiudizio risultano le vere radici delle chiusure, delle contrapposizioni e delle drammatiche violenze, l’informazione è più che mai strumento di emancipazione e di potere e l’accesso ai diritti culturali rappresenta la via lunga, ma ineludibile, per poter anche solo immaginare un futuro migliore. Futuro migliore tanto per il singolo individuo, che dovrebbe diventare protagonista sempre più consapevole del suo agire, tanto per la comunità che potrebbe contare su un reale dispiegamento delle sue capacità di convivenza sostanzialmente e non solo formalmente democratica (cosa da cui ogni giorno ci rendiamo conto d’essere ben lontani).

La città è il luogo del confronto e dello scambio e in cui la culture, le culture, si mescolano, si riproducono, si trasformano producendo la qualità della società futura. Per questo motivo i diritti culturali rappresentano l’altra faccia (insieme ai diritti sociali) del diritto di cittadinanza.

La scuola

La prima tessera del mosaico che costituisce la cultura diffusa non può che essere individuata nella scuola, la quale non deve essere lasciata funzionare in un stato di isolamento rispetto all'Ente Pubblico. Soprattutto ora che il decentramento amministrativo assegna vasti poteri alle amministrazioni sul territorio e che la riforma Moratti in corso rischia di indebolire e rendere ambiguo il compito della scuola pubblica, tale compito invece va rivendicato come fondamentale e insostituibile e va difeso strenuamente a partire dalle autonomie locali.

Poiché le affermazioni di principio passano attraverso iniziative concrete, che tutte insieme cementano un rapporto che spesso oggi manca, proponiamo alcuni esempi di intervento:

Trasporti scolastici (numero di uscite gratis, il resto calmierate)

Attualmente si registra una grande difficoltà da parte degli insegnanti nella mobilità delle classi sul territorio circostante. Prezzi proibitivi impongono spesso di rinunciare a uscite didatticamente molto importanti. Occorre una convenzione che preveda una delle seguenti opzioni: una calmierazione, un numero fisso di corse gratuite, la creazione di un servizio autonomo, con un pullman comunale e l'utilizzazione di un messo con funzioni di autista..

Scuola per adulti

Nella società che richiede un aggiornamento continuo per far fronte a cambiamenti rapidi è necessario pensare a forme d’aggiornamento per fasce di popolazione fin qui estromessa definitivamente dal mondo scolastico. Si tratta di affrontare organicamente il problema, rafforzando e rendendo meno sporadiche le iniziative già esistenti.

Corsi di lingua e civiltà italiana per extracomunitari ((L.reg. 2/98)

E’ un problema non nuovo e già in parte affrontato da qualche iniziativa in corso. Si tratta di fornire non tanto un titolo di studio, considerando che non di rado il livello scolastico degli immigrati è abbastanza alto, quanto strumenti di integrazione, sia linguistico-culturali, che sociali. Il Comune dovrebbe farsi carico, anche attraverso apposite iniziative, della formazione, qualificazione e aggiornamento del personale docente addetto a questi corsi.

Occorrerebbe inoltre incentivare e rafforzare l'istituto della mediazione culturale (extracomunitari residenti in Italia che possano fare da tramite ai nuovi arrivati per questioni sanitarie, legali, di lavoro, di relazioni istituzionali, ecc.).

Corsi di educazione civica per scuole

E' molto preoccupante il fatto che la recente riforma dei programmi scolastici abbia abolito una materia come l’educazione civica, sostituendola con un generico orientamento trasversale alla convivenza civile spalmata su tutte le ore curricolari. Riteniamo che debba esistere ed anzi rafforzarsi uno spazio specifico dedicato alla conoscenza tecnica dell’architettura, delle regole e del funzionamento della vita democratica, a partire dal Comune, che è la realtà più vicina, per arrivare alla Costituzione, drammaticamente trascurata dalla riforma. Sembrerebbe logico, ma poco praticato, che l’amministrazione comunale possa farsi proponente e consulente rispetto a tali questioni.

Corsi di avviamento alla pratica sportiva gratuita e supportata logisticamente dal comune

Risulta evidente che oggi le proposte che vengono offerte agli studenti per praticare sport rappresentano degli oneri economici e organizzativi (Es. trasporto) non leggeri per le famiglie, cosa che non incoraggia una pratica generalizzata. Strappare i bambini per qualche ora in più alla televisione dovrebbe costituire una finalità qualificante per un’amministrazione comunale.

Forme organiche e strutturate di collaborazione delle scuole con la biblioteca comunale.

La biblioteca comunale è una risorsa che va meglio impiegata. E’ necessario che venga attivato un fitto programma di iniziative di collaborazione con le scuole perché i bambini imparino a percepire questo servizio come un prezioso e amichevole supporto per lo studio e per il divertimento. Il fatto che moltissimi cittadini recanatesi non abbiano mai messo piede in biblioteca è un paradosso e uno spreco non più sostenibile ed è fatto che affonda le sue radici in questo difficile, quando non inesistente rapporto scuola/biblioteca.

Istituzioni di una rete per monitoraggio e consulenza/assistenza disagio.

La scuola è un importante avamposto sul terreno, che nella nostra società diventa sempre più ampio, del disagio giovanile. Per affrontare questa emergenza, è indispensabile che vengano attivate risorse e competenze e che vengano coinvolte tutte le istituzioni interessate (le scuole stesse, l’Azienda sanitaria, il Comune, le Associazioni operanti nel settore) per stabilire delle strutture di supporto agli operatori della scuola e alle famiglie.

Percorsi pedonali sicuri "A scuola ci vado da solo"

A partire dalla prospettiva generale di guardare alla città prioritariamente come luogo di relazione, occorre creare le condizioni perché la città torni fruibile ai suoi abitanti. Sulla scorta di precedenti e consolidate esperienze sperimentate altrove, occorre favorire la possibilità, anche per la fascia d’età scolare, di riscoprire il rapporto con la città a partire dalla possibilità di muoversi a piedi. Ciò è possibile attivando una serie di iniziative, a cominciare dalla moltiplicazioni degli spazi pedonali, che disegnino, ad esempio, percorsi protetti e controllati per l’afflusso alle scuole.

Uso degli spazi scolastici anche in orari pomeridiani/serali

A fronte dell’esigenza, sempre trascurata, di assicurare spazi per le iniziative e la vita ordinaria delle associazioni, si assiste alla chiusura pomeridiana e serale degli edifici scolastici comunali.

Occorre usare meglio queste risorse e farne un strumento propulsivo della vita culturale e sociale, mediante appositi progetti e convenzioni.

Spazi ludici ed educativi aperti in orario extrascolastico

Si parla da anni della possibilità di dar vita a spazi educativi aperti ai bambini e agli adulti (genitori, nonni) dove sia possibile vivere momenti importanti di svago, socializzazione e condivisione di tempi educativi con presenze competenti. Gli edifici scolastici (anche i nidi e i micro-nidi) potrebbero accogliere, al di fuori degli orari istituzionali, questo servizio, aiutando le famiglie a integrare meglio i propri tempi lavorativi con quelli scolastici dei figli.

Asili nido e scuola per l'infanzia

E’ necessario rafforzare l’offerta dei posti disponibili negli asili nido, oggi largamente insufficiente, anche con le nuove forme più snelle dei micro-nidi (purché con personale qualificato). Tale intervento appare opportuno, anche per scoraggiare il ricorso massiccio agli anticipi di iscrizione nella scuola dell’infanzia (previsti dalla riforma Moratti) che porterebbe a esiti discutibili sotto il profilo pedagogico e ad impegni molto gravosi per gli enti locali per attrezzare le strutture adeguate alle esigenze di bambini di due anni e mezzo (figure specializzate, spazi per la cura e l’igiene ecc.).

Per le scuole materne che abbiano iscrizioni di bambini di età inferiore ai tre anni, occorre prevedere l'istituzione di "sezioni primavera" (sezioni di raccordo tra nidi e scuole d'infanzia sul modello emiliano)

Edilizia scolastica

E’ noto che il patrimonio edilizio scolastico recanatese è talvolta di non recente costruzione e comunque bisognoso di importanti interventi di manutenzione e adattamento alle sempre mutevole esigenze della didattica. E’ indispensabile che l’Amministrazione faccia da subito il punto della situazione, progettando un organico piano di interventi migliorativi e soprattutto risponda con prontezza alle segnalazioni di problemi provenienti dai fruitori di tale patrimonio, cosa che in passato raramente è avvenuta.

Biblioteca Comunale

Strumento prezioso di inclusione culturale può essere considerato la Biblioteca comunale che risponde direttamente al diritto primario di tutti cittadini a fruire di un servizio di informazione e documentazione efficiente. In questo modo si creano le condizioni per il libero accesso alla conoscenza, al pensiero, alla cultura e alla informazione, che costituiscono le basi per l’esercizio pieno e consapevole dei diritti di cittadinanza, mediante: informazione e documentazione generale su qualsiasi supporto, anche favorendo l’alfabetizzazione informatica; diffusione del libro e della lettura e promozione della cultura e della conoscenza; promozione dell’autoformazione e sostegno delle attività per l’educazione permanente, anche in collaborazione con il sistema scolastico; sviluppo della cultura democratica, permettendo uguaglianza di accesso alle conoscenze, alle idee ed alle opinioni; rafforzamento dell’identità della comunità locale, nella sua dimensione plurale, dinamica e multiculturale; inclusione sociale, attraverso l’uso socializzato dei mezzi di informazione e comunicazione; integrazione delle categorie svantaggiate, attraverso l'eliminazione degli ostacoli di ogni genere alla fruizione dei diversi servizi; conservazione e valorizzazione della cultura di tradizione orale.

Nel recente Documento programmatico sulle biblioteche pubbliche, sottoscritto da Comuni, Province e Regioni, si stabilisce che la cooperazione territoriale debba essere la base di uno sviluppo programmato dei servizi bibliotecari, che possono conseguire adeguati risultati di efficienza ed efficacia solo se progettati e gestiti come reti di servizi differenziati e coordinati.

La biblioteca comunale recanatese deve pertanto completare il processo di informatizzazione delle sue procedure (in particolare catalogazione e consultazione dei cataloghi) attenendosi a standard nazionali e internazionali nella prospettiva di promuovere e partecipare a sistemi bibliotecari su base locale e nazionale.

Tutto questo deve prevedere adeguati investimenti in termini di figure professionali qualificate e dotazioni di mezzi tecnologici e finanziari adeguati, pena la trasformazione della biblioteca in una realtà pressoché ignota alla gran parte dei cittadini, con il conseguente spreco di denaro pubblico. E’ infatti evidente come una biblioteca trascurata diventi un mero costo senza benefici, mentre rappresenta un investimento fruttuoso dove ci sia una adeguata disponibilità di mezzi e la possibilità di offrire risposte puntuali alle domande degli utenti.

E’ indispensabile che l’amministrazione promuova in ogni modo (con iniziative pubbliche, coinvolgendo le scuole, cercando contatti con l’Associazione Italiana Biblioteche, istituendo una Commissione di biblioteca dalla composizione e dai compiti non meramente di rappresentanza o rituali) la conoscenza di questo servizio da parte dei cittadini, che devono apprendere a sentire vicina, accessibile, semplice ed efficiente la biblioteca scoprendone le straordinarie potenzialità.

Spazi culturali e associativi

La vita culturale di una città ha bisogno anche di spazi dove svilupparsi. Spazi pubblici per gli incontri, sedi per le associazioni. Occorre predisporre una mappa degli spazi pubblici disponibili, fissare un regolamento per l'uso, creare nuovi spazi a questo fine dedicati e dare attuazione a delibere e a contratti, già stipulati, ma mai attuati (come quello relativo alla realizzazione di una sala di prove e registrazioni musicali per i gruppi giovanili, presso Palazzo Venieri).

Sostegno alle attività delle associazioni

La vita culturale della città non può limitarsi alla fruizione di iniziative nate e cresciute altrove, ma deve promuovere una produzione culturale autonoma. Questo può avvenire, incoraggiando le molteplici attività delle associazioni cittadine esistenti e di quelle future. E' importante programmare una stagione teatrale (musicale o cinematografica), ma lo è ancor di più promuovere la crescita di una cultura teatrale, musicale e cinematografica locale, sostenendo anche economicamente le iniziative e la produzione di associazioni che operano in questi settori. A questo scopo vanno correttamente utilizzati tutti gli strumenti disponibili, dalle leggi regionali a un adeguato capitolo di bilancio e alla corretta attuazione dei regolamenti comunali, come quello sui contributi.

Ambiente e nuova qualità della vita

Un migliore rapporto con la natura permette di giungere a un migliore rapporto con gli uomini. Ma questo è realizzabile solo se, a livello locale, si incomincia a promuovere una cultura ecologica della vita quotidiana e, a livello globale, una cultura ecologica che sappia coniugare la difesa dell’ambiente con i diritti di tutti i popoli.

La tutela ambientale deve essere considerata come elemento fondante di un nuovo modello di sviluppo che sia rispettoso dei limiti della natura, tuteli effettivamente la salute e, promuovendo la qualità della vita, punti alla crescita integrale dell’uomo. In questa ottica, è evidente che la salvaguardia dell’ambiente e la corretta gestione del territorio devono partire dalle realtà locali.

Nel concreto, uno degli obiettivi prioritari di una politica sensibile a questo tipo di cultura ecologica è innanzitutto proprio quello di migliorare la qualità della vita di tutti i cittadini.

Puntare a migliorare la qualità della vita di una città come Recanati significa porre attenzione a vari temi. Alcuni appaiono particolarmente rilevanti:

il verde

Poiché diverse aree verdi previste dal vecchio Piano regolatore sono state destinate ad altri scopi, il verde a Recanati si è ridotto drasticamente; per di più quello rimasto spesso non è attrezzato e fruibile (soprattutto nei nuovi quartieri) anche perché non viene praticata la necessaria manutenzione.

i luoghi di incontro

Mancano luoghi di incontro per anziani e bambini: in particolare non tutti i quartieri di Recanati hanno centri sociali per giovani e adulti e luoghi nei quali far giocare i bambini; talvolta i luoghi ci sarebbero ma non sono curati.

le aree pedonali

La pedonalizzazione negli ultimi anni non ha fatto registrare alcun passo avanti; il fatto che non sono stati costruiti nuovi parcheggi è diventato l’alibi per non creare nessuna area pedonale; è necessario, invece, pedonalizzare alcune aree della città, sia all’interno che al di fuori del centro storico. Come in altre città la soluzione verrà dalla costruzione di alcuni nuovi parcheggi a ridosso del centro storico (non la megastruttura progettata, che aggraverebbe il problema dei parcheggi), ma fin da ora è necessario ridurre il traffico all’interno del centro urbano, interrompendo in più punti il flusso che attraversa il centro storico, creando degli anelli che costringano a tornare nella circonvallazione e, infine, realizzando una seconda circonvallazione che allontani dalla città il traffico diretto altrove.

Promuovere una cultura ecologica della vita quotidiana può significare molte cose. In questa ottica le linee di impegno sono molteplici e rivolte in varie direzioni. Sono sufficienti alcuni esempi.

A livello agricolo, è possibile puntare su produzioni di qualità, ottenute con metodi ecocompatibili.

La raccolta differenziata dei rifiuti va allargata a tutto il territorio recanatese, rendendola sempre più capillare, fino al “porta a porta”.

Gli edifici pubblici e in particolare quelli scolastici vanno dotati (dove tecnicamente possibili) di impianti per la produzione di energia alternativa, in modo che l’educazione alla salvaguardia ambientale che viene regolarmente impartita agli alunni non rimanga solo teoria.

Allo stesso modo, una particolare attenzione va rivolta al problema dell’inquinamento elettromagnetico, proprio per la pericolosità che riveste, sia quello derivante dalle alte frequenze che quello provocato dalle basse frequenze.

Nel rinnovo dei mezzi adibiti al trasporto pubblico occorre puntare sull’energia meno inquinante: attualmente il metano.

E ancora: va estesa a tutto il territorio comunale la pratica di piantare un albero per ogni bambino nato.

Infine, va praticata costantemente la cura del territorio e dell’ambiente come risorsa strategica dello sviluppo e non come luogo degli abusi a garanzia di condono, secondo quanto invece sta avvenendo per effetto delle scandalose scelte politiche degli ultimi anni.

L’attenzione alla Città deve porsi scelte di sviluppo sostenibile come obiettivo centrale, a garanzia della tutela dell’unicità del suo territorio nelle valenze sia estetiche sia culturali. L’espansione dell’abitato urbano, delle industrie e delle infrastrutture dovrà quindi potersi realizzare con una attenta progettazione paesaggistica e architettonica, rispettosa della vocazione naturale del territorio e dell’evoluzione storica della Città e del suo intorno.

Il nuovo Piano Regolatore dovrà perciò prevedere una conciliazione tra necessario sviluppo economico-produttivo, recupero delle parti degradate del territorio e salvaguardia del già esistente.

Si tratta di scelte delicate, in cui sarà opportuno coinvolgere vari soggetti interessati, attivando la più vasta partecipazione della popolazione, tutta coinvolta perché tutta immersa e interagente con il territorio stesso. Sarà perciò dedicata particolare attenzione sia alla creazione di numerosi momenti di confronto sia all’attivazione di specifici tavoli di negoziazione.

È urgente ripristinare le visuali tradizionali del cosiddetto “paesaggio leopardiano” con un “piano del colore e della vegetazione” mirato ed esteso a tutto l’ambito comunale.

In questa ottica, va difeso e tutelato il territorio recanatese: a partire dal paesaggio rurale, in più parti già compromesso o definitivamente cancellato. Ma si tratta anche di tutelare la bellezza di Recanati con un “piano di arredo urbano” che finalmente salvaguardi il suo centro storico deturpato da interventi incontrollati.

Il recupero del centro storico va pensato in termini abitativi, più che solamente commerciali, riportando gli abitanti nel cuore della città, a garanzia anche della sua migliore sicurezza sociale. Una particolare attenzione sarà poi opportuna per il territorio agricolo, in cui va facilitato il ritorno all’uso delle case agricole come prima casa da parte della popolazione autoctona. Scelte di questo genere potranno essere sostenute anche da appositi incentivi allo sviluppo di attività di turismo sostenibile (country house, fattorie didattiche, bed and breakfast, agriturismi, ecc.).