Alla luce delle recenti decisioni in materia di rilancio della viabilità regionale, che prende anche in considerazione la situazione viaria della bassa Val Potenza, prendono nuovamente posizione i vari comitati costituitisi e che hanno dato vita al coordinamento ”Salviamo la ValPotenza”, che affidano un intervento al loro coordinatore, il professor Rodolfo Mogetta, di Recanati, il quale constata che sia recente la notizia che il nuovo asse stradale della Valpotenza è stato inserito tra le infrastrutture da realizzare nell'accordo Stato-Regione anche se non finanziato.

“In pochi, però, si sono chiesti se veramente sia indispensabile la sua realizzazione. Il progetto proposto dalla giunta provinciale e da una parte del centrosinistra – dice il coordinatore dei comitati spontanei - ha la pretesa di essere fondato sul concetto di modernità. I comitati spontanei Salviamo la Valpotenza intendono invece sottolineare che il concetto di modernità non corrisponde più alla cementificazione a oltranza dell'ambiente, ma punta alla valorizzazione di un territorio i cui straordinari pregi sono anche di carattere culturale, paesaggistico e turistico. Modernità oggi significa recuperare e valorizzare il già esistente dopo tanta cementificazione. Occorre mettere in sicurezza la viabilità, inserendo by-pass nei punti critici, costruendo rotatorie e installando semafori regolatori di velocità per ridurre la pericolosità di un traffico che era già di gran lunga inferiore rispetto alle arterie più importanti della zona . Le ultime rilevazioni effettuate sul traffico – prosegue Moretta- hanno dato come risultato un calo di veicoli del 20 %, soprattutto di quelli pesanti a causa della crisi economica. Nessuno parla quindi del presupposto fondamentale per costruire una superstrada: la quantità di traffico. Diecimila veicoli al giorno lungo la Regina non giustificano una arteria che ne porterebbe più di 100.000. L'Adriatica, che attraversa tanti centri abitati, con i suoi 30.000 veicoli è il vero problema della viabilità del territorio. Sulla pericolosità invece si può e si deve lavorare risolvendo completamente la problematica”.