Fra 48 ore l’ARCI dovrà lasciare l’attuale sede presso i Giardini Pubblici. Il 15 aprile scorso infatti il comune ha diffidato l’associazione a rimanere nell’attuale dopo che aveva avanzato nuove pretese giudicate dai soci “inaspettate ed inammissibili”.
Nel corso di una conferenza stampa Nicola Imperato, neo presidente ARCI e uno dei soci, Marco Carini (rispettivamente a sx e a dx nella foto) , hanno spiegato sia quanto avvenuto in precedenza tra comune ed associazione ed annunciato che attraverso l’avv. Luciano Pantanetti resisterà in tutte le sedi contro l’imminente arrivo dell’ufficiale giudiziario, spiegando una serie di ragioni che rendono, a detta dei soci, forti le argomentazioni che depongono a favore dell’ARCI e che vedrebbero addirittura soccombente il comune sia se si ricorresse al TAR che in sede giudiziaria.
Durante la conferenza stampa Imperato ha sottolineato con fermezza che “nonostante la controversia con l’amministrazione comunale, noi riteniamo legittima la permanenza nel locale da cui ci si vuole sfrattare”.
L’incontro con la stampa è servito anche a ripercorrere il difficile cammino dei rapporti comune-ARCI, contraddistinto da una serie di non risposte del comune (nemmeno a lettere ufficiali dell’avvocato Pantanetti) sino ad una serie di proposte che, nonostante un accordo di massima raggiunto, cambiavano continuamente.
Imperato ha puntato molto su questo accordo che prevedeva come qualora i progetti comunali individuati per l’attuale sede ARCI non si fossero concretizzati entro la scadenza del contratto di affitto, l’amministrazione comunale lo avrebbe rinnovato.
E questo era sancito nel consiglio comunale del 3 dicembre. Ma alla data del 28 febbraio da un esame effettuato da un consigliere comunale non sono risultati atti del comune o progetti inerenti l’utilizzo della sede ARCI, comunque già sottoposta a sfratto. Questi progetti nascono solo il 7 giugno ….
L’accordo di massima che era stato raggiunto prevedeva anche la ricerca di soluzioni alternative all’attuale sede, ed era stato individuato un locale nell’area ex EKO che però non sarebbe stata disponibile se non a fine 2008, privando nel frattempo l’ARCI di una sede dove esercitare le proprie attività e creando anche un danno economico.
Basti pensare che dai 2600 euro di affitto attuali si sarebbe passati ai 6000 annui per 6 anni. Un impegno economico forte per l’ARCI e con il comune che garantiva un contributo, mai quantificato, per un anno. Inoltre il locale individuato non era facilmente accessibile, non solo per le barriere architettoniche.
Imperato infine ha voluto sottolineare tre cose: l’aver l’ARCI tenuto una condotta trasparente; l’aver legittimamente, tempestivamente ed ufficialmente rifiutato la proposta ex-EKO; di essere sempre inattesa da più di due mesi il rinnovo del contratto di affitto per l’attuale sede, sempre che la firma di un accordo con questa giunta valga qualcosa;.
“E’ necessario ricordare –ha concluso Imperato- che alle lettere dell’avv. non vi è stata risposta. L’amministrazione, con il suo silenzio e le sue reticenze, non ha tutt’oggi chiarito la propria posizione, ignorando le richieste perorate attraverso il nostro legale”.
Unanimi i soci (nella foto alcuni dei soci del direttivo) nell’affermare che qualora l’esito della battaglia sia negativo, l’ARCI continuerà ad esistere. Nel frattempo sono all’esame iniziative di mobilitazione.