dsc_0006.jpgQuel giorno erano molti i recanatesi che si trovavano a Montalto: Lucio Marchetti, Ivano Pecorari, Gino Fuselli (nella foto insieme alla sorella di Bebi Patrizi, Ida, mentre partecipa ad una commemorazione e racconta come si è salvato), Risveglio Cappellacci, Mario Fuselli.

Ma cosa accadde in quei terribili giorni. Le rappresaglie tedesche del marzo del ’44 dopo aver toccato l’ascolano (zona di Acquasanta)) continuarono nella zona di Macerata. Le alture che si sviluppano tra le valli del Chienti e del Fiastrone, ospitano località come CESSAPALOMBO, SERRAPETRONA, CALDAROLA. Le frazioni di MONTALTO e VESTIGNANO sono situate nei comuni di Cessapalombo e Caldarola. La zona era importante dal punto di vista militare perché la strada che vi passava era quella che attraverso Colfiorito portava i rifornimenti verso il fronte di Anzio.
I partigiani effettuavano in quei luoghi continue azioni di disturbo ai danni dei convogli tedeschi. La rocca di Montalto serviva ai partigiani come punto di avvistamento. In quella zona operavano due distaccamenti partigiani, quello di Serrapetrona e quello di Monastero. In quei mesi molti giovani che si erano sottratti alla leva, giovani delle classi 1923, 1924 e 1925 erano andati in montagna e si erano sistemati tra Montalto e Vestignano. Si trattava di un gruppo in formazione, costituito prevalentemente da giovani tolentinati provenienti da un ambiente cattolico i cui ultimi componenti, tutti diciottenni, erano saliti in montagna verso la fine di febbraio. L’obbiettivo era quello di costituire una banda autonoma che raccogliesse le forze non comuniste. Non avevano niente, c’era il problema delle armi e del sostentamento. Il gruppo era stato assegnato da pochi giorni al tenente Achille Barilatti il quale si era dato da fare per far sapere agli alleati che il gruppo aveva bisogno di rifornimenti. Il gruppo di Vestignano che aveva anche una radiotrasmittente, iniziò a ricevere intorno al 10 maggio il messaggio “le ciliegie sono mature”, che voleva dire che il lancio era imminente. I ragazzi andarono alla Maddalena dove giunse un aereo che iniziò a sorvolare la zona, ma per il forte vento non riuscì ad effettuare il lancio. Così ritornarono a Montalto senza armi.
La notte del 19 marzo a Caldarola ci fu uno scontro tra partigiani e fascisti. Il tenente Raul Mattiolo, ricercato come responsabile dell’uccisione di 7 fascisti a Muccia nel febbraio del ’44, doveva accompagnare Acciaio e i suoi uomini a San Liberato; passarono per Caldarola dove i fascisti cercavano Mattiolo. Ci fu uno scontro a fuoco nella piazza centrale, ma i partigiani riuscirono a salvarsi. Questo episodio fu il preludio al rastrellamento da parte dei militi della RSI nella zona nei giorni successivi, che si concluse con l’eccidio di Montalto eseguito con ferocia e con forze sproporzionate alla resistenza dei partigiani.
L’eccidio a Montalto avvenne il 22 marzo 1944: 4 caddero nel tentativo di sfuggire all’accerchiamento, mentre il resto dei catturati, 32 in tutto furono uccisi, tra i quali Bebi Patrizi.

Nella tarda mattinata iniziò la fucilazione, 27 furono uccisi a gruppi di quattro ai margini della strada e buttati nel burrone, 5 riuscirono a sopravvivere. Il giorno successivo il tenente Achille Barilatti (nella foto) fu condotto al comando repubblichino di Muccia per essere interrogato e non avendo risposto ad alcuna domanda subito dopo fu ucciso. prima di morire scrisse due lettere ai familiari. Caddero in tutto 31 giovani, 26 dei quali fucilati a Montalto, 4 uccisi presso Vestignano e il comandante a Muccia.