MACERATA - È stata presentata nella sede CNA di Macerata la campagna “Decidete voi se dobbiamo mangiare o curarci?”, una denuncia forte e diretta sulle difficoltà economiche crescenti che colpiscono i pensionati, in un contesto di inflazione, sottofinanziamento sanitario e povertà in aumento.
A dare avvio alla conferenza di presentazione è stato Maurizio Tritarelli, Presidente di CNA Macerata, che ha sottolineato come l’aumento della povertà rappresenti “un fenomeno allarmante”, particolarmente evidente nelle Marche, dove la povertà assoluta ha raggiunto l’11% delle famiglie, superando la media del Centro Italia. La povertà relativa, inoltre, ha colpito il 17,5% della popolazione, con un significativo incremento post-pandemia. “Questa situazione impoverisce non solo le famiglie, ma anche le possibilità di investimento delle imprese locali”, ha affermato Tritarelli, evidenziando come nelle piccole comunità il legame tra impresa e nucleo familiare sia stretto. “Ogni crisi colpisce non solo l’azienda, ma tutto il nucleo familiare, influendo direttamente sulla coesione del territorio.”
Silvano Gattari, Presidente di CNA Pensionati Macerata, ha illustrato i contenuti della campagna, focalizzando l’attenzione su alcune problematiche che i pensionati affrontano quotidianamente:
Povertà e pensioni minime: Con una soglia di povertà fissata a 726 euro al mese e pensioni minime a 614 euro, molti pensionati vivono in condizioni di disagio economico.
Rivalutazione pensionistica insufficiente: Gli incrementi delle pensioni non riescono a compensare l’inflazione, erodendo ulteriormente il potere d’acquisto.
Sanità sottofinanziata: L’Italia si colloca al 16° posto in Europa per spesa sanitaria, ultima tra i Paesi del G7, con difficoltà di accesso alle cure per i pensionati, spesso costretti a rivolgersi al privato per superare le lunghe liste d’attesa.
La conferenza ha incluso l’intervento di Mary Ambrogi, Direttrice del Patronato CNA Epasa, che ha evidenziato come il progressivo restringimento dei criteri per le pensioni anticipate renda sempre più difficile l’accesso alla quiescenza lavorativa: "In un momento di crisi economico-sociale come quello che stiamo vivendo, nel quale i cittadini pensionati over 65 sono di gran lunga più numerosi dei soggetti lavoratori, per poter far fronte al pagamento delle pensioni, nel gennaio 2012 è entrata in vigore la famigerata Legge Fornero. In questi anni si è permesso però ad alcuni lavoratori c.d. disagiati di accedere al pensionamento con alcune tipologie specifiche di pensione che già con la Finanziaria scorsa vedono criteri più selettivi". Ambrogi elenca quindi le principali variazioni intervenute: "Opzione donna non è più rivolta a tutte le donne che consapevolmente sceglievano di anticipare la loro pensione anche a discapito dell’importo pensionistico, così come era stata pensata originariamente, ma solo a coloro che devono affrontare difficoltà familiari, di salute ed economiche per perdita del lavoro e sempre accettando un calcolo il più delle volte più svantaggioso. L'APE sociale non è più raggiungibile per i lavoratori disagiati a 63 anni ma a 63 anni e 5 mesi. A 'Quota 103', con 41 anni di contributi e 62 anni di età anagrafica, si deve applicare interamente il calcolo contributivo, con finestre di accesso di 7 mesi per il settore privato e 9 mesi per il settore pubblico, inoltre l’importo di pensione non vede superare 4 volte l’importo del trattamento minimo. Questi sono alcuni degli svantaggi introdotti negli ultimi anni".
Giovanni Dini, Direttore del Centro Studi CNA Marche, ha presentato un quadro dettagliato e preoccupante sulle condizioni economiche e sociali in Italia e nelle Marche, soffermandosi in particolare sul sottofinanziamento della sanità pubblica. Dini ha illustrato come, a livello nazionale, l’Italia destini solo il 6,8% del PIL alla sanità, una quota inferiore rispetto alla media europea e decisamente più bassa rispetto ai Paesi del G7. Nonostante il Documento Programmatico di Bilancio preveda un finanziamento aggiuntivo per il 2025 pari a circa 2,3 miliardi di euro, Dini ha sottolineato che tale importo resta ampiamente insufficiente per rispondere alla crescente domanda di servizi sanitari, soprattutto in un Paese con una popolazione sempre più anziana e con un numero crescente di pensionati.
I dati mostrano un sistema sanitario sotto pressione: l’1,8% della popolazione italiana ha dichiarato di aver rinunciato a cure mediche necessarie nel 2023 per ragioni economiche o per le lunghe liste d’attesa. Questo fenomeno riflette un divario tra bisogni e risorse, che penalizza soprattutto le fasce di popolazione più vulnerabili, tra cui gli anziani. Le lunghe liste d’attesa e la necessità di rivolgersi al privato per accedere tempestivamente alle cure stanno spingendo molti pensionati in condizioni di difficoltà economica, obbligati a scegliere tra il pagamento delle cure sanitarie e altre spese di prima necessità.
Dini ha inoltre messo in evidenza il divario tra la spesa sanitaria pubblica pro-capite in Italia e quella degli altri Paesi europei, che ha continuato ad aumentare negli ultimi anni. Dal 2019 al 2023, mentre in Europa la spesa sanitaria pro-capite è aumentata in media di 1.356 dollari, in Italia l’aumento è stato di soli 771 dollari. Secondo Dini, questo trend è preoccupante: “Il divario con gli altri Paesi europei non fa che aumentare, lasciando l’Italia sempre più indietro in termini di qualità e accessibilità dei servizi sanitari. Le risorse stanziate per la sanità non tengono il passo con l’invecchiamento della popolazione e con l’aumento della domanda di servizi, specialmente a livello territoriale.”
Infine, il Direttore del Centro Studi ha evidenziato il quadro critico che riguarda le Marche, dove l’accesso alle cure è reso ancora più difficile dalla scarsità di strutture e dal progressivo spopolamento delle aree interne. Le Marche registrano inoltre un tasso di emigrazione ospedaliera elevato, con l’11,7% dei residenti costretti a farsi curare fuori regione. Dini ha concluso sottolineando che queste difficoltà non sono sostenibili a lungo termine senza un intervento strutturale e ha lanciato un appello affinché la sanità torni al centro dell’agenda politica, con finanziamenti adeguati per rispondere alle necessità della popolazione e garantire pari opportunità di accesso alle cure in tutto il territorio regionale.
Carlo D’Angelo, imprenditore manifatturiero e dirigente CNA di Civitanova Marche, ha concluso la conferenza con una riflessione sulle piccole imprese del territorio, che vivono oggi una crisi profonda. Ha sottolineato come l’artigianato e le piccole imprese, spesso a gestione familiare, fatichino a sostenere anche i membri più fragili del nucleo familiare. I dati presentati dal Centro Studi CNA mostrano una riduzione di circa il 9,3% delle imprese attive nella provincia di Macerata negli ultimi anni, e in particolare, nel settore manifatturiero, si osserva un calo del 10,5%. “Le piccole imprese locali – ha dichiarato D’Angelo – non riescono più a far fronte ai costi crescenti e a sostenere i propri cari in condizioni di fragilità.”
La campagna lanciata oggi da CNA Pensionati Macerata si pone l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni su queste problematiche, chiedendo interventi concreti per una maggiore equità economica e sociale. Attraverso manifesti, pagine sui quotidiani e post sponsorizzati sui social, CNA invita tutti a riflettere sulla necessità di politiche che garantiscano una vita dignitosa agli anziani e sostegno alle piccole imprese, per preservare la coesione e la vitalità del territorio.
In home page del sito internet di CNA Macerata www.mc.cna.it è possibile scaricare il manifesto della campagna e i dati del Centro Studi CNA Marche.