VALFORNACE - Il funzionario Pierluigi Moriconi, già direttore dell’Archivio di Stato camerte, alla guida di un team di esperti nei restauri di opere d’arte a un convegno in occasione della Festa della Rinascita: “Ho personalmente visitato tutte le chiese e le biblioteche di questo territorio trovano opere d’arte ma anche altri oggetti da salvare”
La tempera su tavola raffigurante la Madonna col Bambino in trono e gli angeli musicanti tra i santi Matteo e Prisco da Mirabella di Giovanni Boccati, già custodita nella chiesa di Santa Maria Assunta di Nemi, insieme al trittico dedicato a un’altra Madonna col Bambino insieme ai santi Marco, Mattia, Sebastiano e Stefano e attribuito a Nobile di Francesco da Lucca, un tempo nella chiesa di San Marco di Alfi, e poi la Crocifissione di Giovanni Antonio Pellegrini dalla chiesa di San Giovanni di Isola, la Madonna del Rosario della chiesa di San Biagio di Taro, il tabernacolo di quella di Santa Maria Assunta di Pievebovigliana e, ancora, la fonte battesimale da San Giovanni di Isola e due sculture lignee di Santa Chiara e San Francesco del monastero di Pontelatrave.
Sono questi alcuni dei “tesori” tornati in vita, dopo le scosse di terremoto del 2016, nel Comune di Valfornace grazie all’opera dei restauratori della Soprintendenza Belle Arti, Archeologia e Paesaggio delle Marche.
“Una piccola parte di un patrimonio di inestimabile valore di cui il nostro territorio martoriato dalla catastrofe un giorno mi auguro tornerà in possesso” – dice, con speranza il sindaco, Massimo Citracca, che con l’Amministrazione comunale e il parroco, don Roberto Rafaiani, nell’ambito delle iniziative della “Festa della Rinascita” ha promosso l’incontro di studi dedicato a “Le chiese dell’Assunta a Valfornace” e ai restauri delle opere d’arte cittadine seguiti al sisma di ormai otto anni fa.
L’evento si è svolto presso il Centro polifunzionale “Maria Ciccotti” con una conferenza tenuta da Pierluigi Moriconi, funzionario della Soprintendenza Belle Arti, Archeologia e Paesaggio delle Marche, alla quale hanno preso parte anche il vice sindaco, Ivan Cecola, monsignor Sandro Corradini, cultore dell'arte tra i più grandi ricercatori di documenti d'archivio su Caravaggio e promotore di giustizia della Congregazione per le cause dei santi, per lunghi anni sacerdote alla chiesa di San Salvatore in Lauro a Roma insieme allo storico dell'arte Matteo Mazzalupi, già membro della Fondazione Longhi, Florence, e il Metropolitan Museum of Art di New York, e a don Stefano Carusi, esperto d'arte, cappellano del Circolo cattolici per la tradizione.
Moriconi ha offerto un’analisi approfondita del lavoro di restauro svolto nelle chiese di Valfornace e delle preziose opere d'arte salvate o recuperate annunciando l’apertura di un laboratorio, “il più grande laboratorio di restauro d’Italia”, presso la Mole Vanvitelliana di Ancona dove “sarà restaurato il restaurabile che arriverà dalle zone del sisma”. La struttura, che il ministero della Cultura si è impegnato a concludere per il 2016, sarà gestita proprio dalla Soprintendenza.
“Ho personalmente visitato tutte le chiese e le biblioteche di questo territorio trovano opere d’arte ma anche altri oggetti da salvare, come alcune tovaglie di tela umbra che recupereremo. Abbiamo dovuto fare delle scelte per importanza storico artistica, siamo partiti dal Boccati di Nemi, ma abbiamo già collezionato grandi scoperte come la firma sotto un bellissimo battistero del seicento che stava nella chiesa di San Giovanni di Isola. In un’altra opera, proveniente sempre da Isola, la pulitura dei colori ha permesso di scoprire una suora al posto di una Madonna”.
Sono anche altre le opere “parlanti” che il territorio di Valfornace ha restituito. Dalla chiesa di Santa Maria Assunta di Pievebovigliana le pitture hanno restituito, insieme a una bellissima Ultima Cena, anche un San Pietro del 1745 dove si intravvedono il ponte romano e il castello di Beldiletto.
“Prima ancora che da funzionario della Soprintendenza – ha ammesso quasi commosso Moriconi – da direttore dell’Archivio di Stato di Camerino mi sono affezionato alla ricchezza delle Marche e di queste zone e mi sono sentito in dovere di ridare qualcosa che il terremoto ha cercato di prendersi non riuscendoci”.