ANCONA - Il cibo che vanta in etichetta la sua marchigianità aumenta le vendite ma il gap con le altre regioni è ancora molto nonostante i consumatori prediligano sempre di più conoscere l’origine dei prodotti.
In particolare le vendite dell’agroalimentare che richiama in etichetta la provenienza geografica dalla nostra regione aumentano il loro valore di oltre l’8% in un anno secondo l’Osservatorio Immagino Nielsen.
Ai primi posti nel carrello della spesa degli italiani ci sono i vini e le carni bianche.
Sono tuttavia ancora pochi i prodotti che vestono marchigiano. Siamo distanti da regioni più riconoscibili al grande pubblico come Trentino Alto Adige, Toscana, Piemonte ed Emilia Romagna ma il segno più indica che la strada è può portare lontani per promuovere il territorio attraverso la tavola e viceversa.
Una battaglia per la tracciabilità che Coldiretti porta avanti da anni in nome della qualità della produzione e della salubrità del cibo e che vede il 93% degli italiani ritenere importante conoscere l’origine degli alimenti, proprio come ribadito con 1,1 milioni di firme raccolte nella petizione europea per chiedere alla Commissione Ue di estendere l’obbligo di indicare l’origine in etichetta a tutti gli alimenti in commercio.
“Questi dati dimostrano come la battaglia sull’origine del cibo sia vincente per chi produce e per chi acquista– commenta Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldireti Marche – A questo dove aggiungersi il necessario lavoro di promozione territoriale, investendo e sostenendo la comunicazione e i marchi di origine, che un buon governo deve saper intraprendere appellandosi anche alla vitalità dei nostri imprenditori che in maniera spesso autonoma portano la distintitività delle Marche oltre i confini nazionali”.