Figlio di un imprenditore, Giacomo ha mostrato una precocissima e genuina passione per il tennis: “A 3 anni sapeva già il punteggio” assicura papà Gabriele.
“Voleva giocare, giocare sempre, non si riusciva a farlo uscire dal campo”.
Il nostro inizia a far parlare di se con la vittoria nel Lemon Bowl under 10, a Roma, per poi cogliere ottimi risultati nei tornei del circuito Tennis Europe, dove batte spesso avversari più grandi.
La scelta americana avviene quasi per caso. “Inizialmente, l’idea era quella di andare là per un breve periodo, soprattutto per imparare l’inglese - racconta Giacomo - ma poi mi sono trovato talmente bene che ho finito per restarci 4 anni”.
Con risultati eccezionali. Dopo aver fornito un contributo determinante alla vittoria della squadra italiana nell’edizione 2006 del campionato del mondo a squadre under 14 (assieme a Federico Gaio e Alessandro Colella) a fine 2007 Giacomo è il n. 2 delle graduatorie mondiali under 16 (dietro il fenomeno australiano Bernard Tomic) e fa registrare, a soli 15 anni, un sensazionale n. 20 nella graduatoria under 18, un traguardo mai toccato da un pari età italiano.
In questo periodo, Giacomo batte quasi tutti i più forti tra i suoi coetanei: lo stesso Tomic (superato in due set nelle qualificazioni dell’US Open juniores 2007) l’indiano Bhambri, il francese Mina. Nomi che per ora dicono poco, ma dei quali sentiremo presto parlare.
L’azzurro è un tennista con caratteristiche ben definite. Più potente che veloce, il colpo base del suo gioco è il micidiale servizio, eseguito con un poderoso caricamento dorsale e grande fluidità di spalla. Il marchigiano è in grado di sparare prime palle a ben oltre 200 km/h e dispone anche di una seconda molto robusta.
Il diritto, molto personale, è eseguito con una presa molto aperta, prossima alla full western. Con esso l’azzurro riesce a spingere forte da tutte le zone del campo, colpendo in modo aggressivo anche parabole molto alte, grazie alla grande forza del polso. Il rovescio, già molto buono nella soluzione in back, molto bassa e insidiosa, è ancora migliorabile quando viene eseguito coperto, con impugnatura bimane. E’ abbastanza incisivo (specie in lungolinea) quando può incontrare palle veloci, mentre può andare in crisi nel gestire traiettorie più cariche e meno pulite.
Giacomo ha anche una spiccata predilezione per il gioco al volo “mi piace moltissimo andare a rete” ma deve migliorare molto la corsa in avanti per poter prendere una buona posizione. Insomma, in quel fine 2007 l’azzurro pareva prossimo a diventare un grande tennista da cemento, un classico giocatore da superfici rapide, capace di far sognare gli appassionati.
Poi, purtroppo, arrivano i guai. Il 2008, che doveva essere l’anno della definitiva affermazione, diventa ben presto un calvario, con infortuni muscolari continui. Alla fine si scopre che la causa è un problema posturale, e per risolverlo in modo radicale è necessaria una delicata operazione all’anca destra.
L’azzurro va sotto i ferri a Nashville, si fa operare da un luminare statunitense, e la ripresa è lunga e lenta. Si torna in campo lo scorso maggio, al Bonfiglio, ma ormai la classifica ITF è compromessa e si decide di fare un po’ di esperienza nei tornei pro estivi. Il nostro è ancora lontano dalla forma migliore, ma riesce comunque ad entrare nel ranking Atp.
Tuttavia, la novità più importante di questo ultimo scorcio di stagione è la decisione di affidarsi ad una nuova guida tecnica: l’esperienza di Umberto Rianna (che lo seguirà spesso nei tornei) e la professionalità del dottor Stefano Baraldo, che ne curerà la preparazione atletica. Giacomo nonostante la sua storia tormentata sembra molto sereno.
“Con Umberto e Stefano mi trovo benissimo. L’anca non mi dà più problemi, e adesso posso finalmente spingere a tutta negli allenamenti. Il fisico è l’aspetto che devo migliorare di più. Potenza non me ne manca, ma devo diventare molto più veloce con i piedi. Tecnicamente, posso crescere molto di rovescio, sto lavorando tanto sugli appoggi. Ma qui ci sono tutte le condizioni per fare bene. Nonostante tutti i guai che ho avuto, penso di poter diventare un giocatore importante, e farò di tutto per riuscirci”. Think positive, dicono gli americani.