“Dietro l’apparente quadro iconografico rappresentato dal susseguirsi delle”stagioni” con tutta la simbologia annessa, i suoi simboli atmosferici – scrive Mauro Astolfi nelle note allo spettacolo - si percepisce un significato molto profondo, meno visibile, ma che arriva a toccare piani molto vasti e meno soggettivi. Le “mie” Quattro Stagioni abitano fuori e dentro una piccolo spazio, che si innalza, trascina e soffoca a momenti ma che ripara, unisce, protegge, sembra una casetta ma è una nave, un albero, un posto misterioso da cui osservare le stagioni che mutano, un posto da dove partecipare in prima persona al ciclo della natura che si rinnova e l’autunno, non solo foglie che cadono, la primavera, non solo fiori che spuntano ma una natura dentro di noi, un rituale magico primordiale, un evento che si immagina e poi si cerca di imitare, di impossessarsi del spirito stesso dell’evento. Gli eventi si evocano per diventarne parte integrante, partecipando al dramma della natura che muore... ma vedere un po’ più in là il seme della futura rinascita. Spellbound Dance Company vive questa avventura sprofondata nella terra e sul ramo più alto degli alberi… quando è sera si torna a casa.”
L’alternarsi delle stagioni è come un cerchio che si chiude e ricomincia, una spirale continua, senza interruzioni, sempre diversa e sempre uguale; la musica sarebbe una materia ideale per raccontare questo ciclo di perenni ripetizioni variate ma è inadeguata a renderne la concretezza, quella solida realtà che regola la vita sulla terra.
Per questo ho deciso di usare frammenti musicali eterogenei che di volta in volta accendessero un piccolo riflettore su un dettaglio significativo: i suoni della natura, le voci degli uccelli, un ritmo di danza, una melodia modale dal sapore arcaico, sonorità elettroniche astratte, il suono di uno strumento insolito come la glassharmonica o il flauto basso, ad esempio, scrive Luca Salvadori curatore delle musiche.
La coreografia e il set concept è di Mauro Astolfi, la regia multimediale di Enzo Aronica, il disegno luci di Marco Policastro, la realizzazione delle scene di Ess.