Di Antonio Baleani

Tra le vecchie carte della storia della mia famiglia da parte di madre, figlia di Gemma Politi, che fino al 1937 abitò nello storico Palazzo Politi di via Falleroni, ho sempre gelosamente conservato interessanti documenti originali relativi anche alla vita del nostro avo, il patriota Corrado Politi.

Corrado Politi nacque il 2 novembre 1818 a Recanati da antica e nobile famiglia Recanatese dai chiari orientamenti liberali le cui origini risalgono al 1100, nota alla storia per aver dato illustri ed insigni personaggi sua in campo politico che culturale.

Dai libretti di scuola del 1839 risulta che egli studiò con profitto al collegio Campana di Osimo, che in quel periodo era una fucina del patriottismo, insieme ad altri compagni tra i quali Aurelio Saffi, sotto la guida di cattedratici e sacerdoti patrioti.

Oltre alla famiglia e alla scuola, alla sua formazione politica e al suo spirito indomito contribuì fortemente l’influenza del nostro sommo poeta, che aveva scritto poesie come l’ode “all’Italia” e quella “Sopra il monumento di Dante”.

Appena ventenne conseguiva già la laurea dottorale in legge a cui seguivano dopo pochi anni, quella in ingegneria e in scienze naturali.

Nel 1845 prese parte al Congresso degli Scienziati italiani di Napoli come Segretario nella sezione di zoologia, anatomia comparata e fisiologia e in seguito fu a Capo della sezione Ornitologica del Museo del Bonaparte, pubblicando pregiati scritti e nel 1847 fu nominato uditore nel Consiglio di Stato per le Finanze.

Nel 1848-49, con il grado di Capitano del Lombardo-Veneto, combatté le campagne dell’Indipendenza e quindi come Maggiore, nel Comando Generale Capo di Battaglione, nelle Legioni Romane sotto il comando dei Generali Durando e Lante di Montefeltro. Caduta Treviso, fu Segretario di Stato Maggiore nel Comando Generale e prese parte all’eroica difesa di Venezia.

Nel 1849 il Conte Corrado fu eletto dal collegio elettorale di Recanati come Deputato alla Costituente Italiana della Repubblica Romana, dove nella seduta del 12 febbraio, in accordo con Mazzini, propose di eleggere una Commissione incaricata di compilare un progetto di Costituzione.

Dopo la Restaurazione del 1849, quale cospiratore, fu rinchiuso in carceri ad Ancona e nel 1851 fu pronunciata la sua condanna a morte. Nel 1852, dopo un’accurata preparazione, mise in atto una clamorosa fuga con l’appoggio degli amici Carbonari e della Giovine Italia, arrivando a Livorno per imbarcarsi e raggiungere come esule Tunisi, dove il Bey lo elesse suo ingegnere militare e civile.

Richiamato in patria dai suoi compagni nel 1860 fu con Garibaldi; il 18 settembre dello stesso anno, per reale decreto, fu nominato Luogotenente Colonnello di Stato Maggiore Generale e per decreto ministeriale Vice Direttore nel Ministero di Guerra di Sicilia. Nel 1861 fu Capodivisione al Ministero della Guerra e capo di Stato Maggiore nella divisione Chieti. Fu insignito della medaglia commemorativa per l’indipendenza dell’Italia, Commendatore dell’Ordine del Merito Civile di Tunisi, Cavaliere Ufficiale della Corona e Magistrato di Recanati per i meriti civili.

Morì a soli 54 anni a Firenze il 13 gennaio 1872 a causa di una malattia contratta durante la prigionia.

Questa straordinaria figura mi ha portato ad approfondire le ricerche anche perché molti storici lo hanno definito “una delle figure più fulgide e significative del patriottismo del Risorgimento italiano”, “purissimo eroe del nostro Risorgimento”.

Si tratta certamente di una personalità la cui vita affascinante e romanzesca è stata legata fortemente agli eventi e ai personaggi dell’epoca, una figura che per motivi contingenti avevamo quasi dimenticato, a cui deve essere riconosciuta adeguata importanza.

Per onorarlo giustamente ho informato delle mie ricerche l’Assessore alle Culture e ho proposto i dovuti riconoscimenti con una mostra e altre iniziative.