Nota del comune

La Trasfigurazione, capolavoro pittorico di Lorenzo Lotto, dipinta nel 1512, è finalmente sotto restauro, curato dalla dottoressa Francesca Pappagallo presso il Museo civico di Villa Colloredo Mels. Le lunghe trattative condotte dall’Amministrazione Comunale con la Sovraintendenza hanno portato a questa importante decisione che permetterà il recupero completo dell’opera. Si tratta di un intervento atteso da tantissimi anni visto che l’ultimo restauro risale addirittura alla fine dell’Ottocento.

La prima fase relativa alla completa pulitura della tavola è stata già completata rivelando degli importanti dettagli sino ad oggi sconosciuti. Ai piedi degli apostoli spunta così un bellissimo prato fiorito, dipinto nei minimi particolari, che sottolinea ancor più fortemente la minuziosità e l’abilità tecnica che contraddistinguevano il grande pittore rinascimentale.

Il restauro verrà ultimato entro un mese e proseguirà con il recupero completo della sezione inferiore e in generale degli antichi colori. Un recupero dei colori che darà ancor più forza a questo capolavoro che vede come soggetto centrale della composizione la figura del Cristo che emerge dalla luce come se ne fosse composta, circondata dai profeti e dagli apostoli che spiccano per la magnifica bellezza delle loro figure e per l’efficacia della loro posa e gestualità. Una serie di elementi che sottolineano la vicinanza di Lorenzo Lotto a Raffaello e riportano alla memoria la convivenza da loro vissuta durante la prima fase degli affreschi alle Stanze Vaticane. trasfigurazione

Sicuramente recuperare lo splendore originario dell’opera accenderà ancor di più l’attenzione generale su questo capolavoro rappresentando senza dubbio un motivo di grande soddisfazione per tutta l’Amministrazione Comunale. Un ringraziamento particolare va rivolto all’imprenditore edile Giovanni Alpini che ha messo a disposizione gratuitamente l’impalcatura, elemento essenziale per condurre le varie fasi del restauro. Ennesimo esempio di come la sinergia tra pubblico e privato rappresenti oggi sempre di più un elemento vincente.

 

La Trasfigurazione di Lorenzo Lotto rappresenta le figure gesticolanti, agitate sia nelle movenze che nelle espressioni, il Cristo è panneggiato in una veste sovrabbondante dai colori glaciali e dissonanti, ha il piede destro sollevato, il volto verso Mosé e le mani verso Elia.

L’opera viene commissionata a Lorenzo Lotto dalla confraternita dell’antica chiesa di S. Maria in Castelnuovo presso Recanati tra il 1511 e il 1512. Originariamente era composta di una predella, di cui due scomparti sono attualmente conservati all’Ermitage e a Brera. Firmata ma non datata, appartiene al periodo romano dell’artista, quando collabora con Raffaello alla decorazione delle Stanze Vaticane, e infatti diversi sono i punti di contatto sia con Raffaello che con i manieristi e il recupero di una religiosità devozionale, quasi neogotica.

Sia il paesaggio che i personaggi e le loro emozioni sono trattati con patetismo ed espressività al limite della deformazione fisica con l’appiattirsi degli apostoli sul terreno, i profeti scorciati e proiettati nello spazio mistico del cielo insieme al Cristo. L’opera è densa di significati teologici e spirituali, in basso gli uomini si riparano dalla visione gloriosa del corpo di Cristo che trasfigura tra Mosè ed Elia.

Appare evidente come il Lotto abbia assimilato alcuni stilemi raffaelleschi, probabilmente attraverso la visione dei disegni preparatori della stessa opera di Raffaello, ma è altrettanto chiaro che ne ribalta completamente lo spirito e va alla ricerca di un nuovo linguaggio. Anche qui abbiamo due dimensioni: una tesa e drammatica in primo piano dove gli apostoli sono avvolti nel caos e nell’agitazione, e in alto lo spazio infinito, mistico, quieto e calmo, l’equilibrio che si propaga dalla presenza del Cristo.

Una struttura compositiva che ignora le regole prospettiche, volutamente arcaica, bidimensionale, con le iscrizioni in oro in stile trecentesco e le tinte accese e stridenti, opposte alla corrente classicista, per fare un richiamo ai valori tradizionali del cristianesimo.