L’arch. Gabor Bonifazi, attento osservatore di storie e monumenti che sono alla base della nostra cultura locale, interviene sullo stato di conservazione della tomba piramidale di Beniamino Gigli, monumento meta di visite continue da parte dei melomani che non possono non notare il pessimo stato di conservazione.
Sul periodico “Vivere Macerata”, Bonifazi si affida a delle considerazioni.
Di Gabor Bonifazi, architetto
Il restauro del monumentino piramidale della famiglia Gigli, più che un debito fuori bilancio, deve essere considerato un debito d’onore della città di Recanati nei confronti del tenore. Infatti, aldilà delle buone intenzioni e delle varie dichiarazioni, entra in gioco l’orgoglio dei cittadini in controtendenza con l’Amministrazione cui è stato scaricato l’onore e soprattutto l’onere della manutenzione del manufatto, e anche per sfatare quanto sosteneva Hegel: “ci sono morti che sono vivi e vivi che sono morti”.
Pertanto a dimostrazione dell’indifferenza intorno all’argomento da noi involontariamente sollevato nel 2007 (“Incuria tomba Gigli”), sarà bene ripartire dalla notizia contenuta in un breve articolo ingiallito siglato da un giovane Asterio Tubali e apparso su Il Messaggero del 5 febbraio 1987: «La tomba di famiglia del grande tenore recanatese Beniamino Gigli da alcuni giorni è divenuta patrimonio pubblico. Così ha deciso, all’unanimità, il Consiglio comunale di Recanati, nella sua ultima seduta, accogliendo un preciso desiderio della figlia Rina. Il monumento, meta di numerosi turisti ed estimatori dell’artista, si trova nel locale cimitero comunale ed è opera del fratello del tenore, l’architetto Catervo Gigli che ne ha curato personalmente gli affreschi interni. A forma di piramide – a ricordo dell’Aida, l’opera che Gigli ha cantato di più, sembra ben 130 volte – ha davanti a sé due statue di bronzo a simboleggiare la fede e la speranza. Molti, ultimamente, ne hanno lamentato lo stato di abbandono e la necessità di essere ristrutturato. Ciò sarà compito dell’Amministrazione comunale che, oltre a questo, nell’accogliere la donazione, ha assunto l’impegno di cedere alla famiglia anche due loculi (A.T.)».
Il resto è storia recente: l’on. Lorenzo Marconi che manifestò la volontà di rigirare le proprie indennità già date per perse, l’on. Enzo Marangoni che annunciò una sottoscrizione “urbi et orbi”, l’assessore alle culture che s’inventò un concerto benefico a Villa Gigli e il nipote che realizzò un apposito dvd papale. Tuttavia va ricordato che, tra gli innumerevoli gesti di generosità e di carità pelosa, arrivarono a buon fine solo i contributi dell’Unione filatelica, ricavati dalla vendita delle cartoline realizzate da Luciana Interlenghi ed altri artisti in occasione delle commemorazioni gigliane. E’ proprio il caso di dire: “Non fiori ma opere di bene”.