Di Antonio Monaldi
“Natale a spalare acqua e fango” – “chalet distrutti” – “mareggiata spazza la costa” “mareggiata semina il panico” – “danni anche alle infrastrutture” – “minacciata la ferrovia”- “urge un piano per la difesa della costa” – “erosione, emergenza totale” – “in pericolo non solo la spiaggia ma anche le strade”
Quelli sopra riportati sono alcuni titoli dei giornali di questi giorni. Somigliano drammaticamente a quelli dello scorso anno. Solo per alcuni dettagli differiscono da quelli dei primi anni 2000.
La distruzione dello splendido lungomare di Porto Recanati, di cui alcuni hanno memoria e molti hanno visto nelle foto d’ epoca, risale al 1959. Occorre riconoscere che il “paese” non si è sufficientemente interrogato sulle cause di quel disastro e per questo il futuro appare tragi-comico.
Da ciò parte la mia amara riflessione di fine anno 2010.
Quegli articoli di giornale ponendo un problema reale suscitano una domanda. Da chi bisogna difendere la costa? Dall’ orco famelico (il mare Adriatico) o dagli errori compiuti dall’ uomo?
Nell’ intervista del 30.12.2010 ad un giornale locale il nostro primo cittadino parla dell’ approdo nella zona del capannone Nervi e della difesa della costa come priorità per il 2011. Se proviamo a ragionare il semplice parallelismo suscita già qualche perplessità. La causa dei danni alla costa tra Porto Potenza e Porto Recanati sud non dipende forse dalle difese a mare realizzate negli anni ‘90 sullo sbocco a mare del porticciolo turistico realizzato nella “zona Laghetti” di Porto Potenza Picena? Ci siamo mai domandati noi “patrioti dell’ Italia di mezzo e dalla memoria corta” quanto la ferrovia era distante dal mare alla fine dell ‘800, quando fu progettata e realizzata? Perché oggi ci troviamo a doverci difendere da quell’ orco famelico di cui i nostri avi avevano riverenza e da cui traevano fonte di guadagno e sostentamento? Siamo coscienti che il mare, da queste nostre parti, si riprende praticamente sempre a “tramontana” quanto l’ interesse ha richiesto a “scirocco”?
Il problema si fa sempre più serio e la stessa domanda sorge spontanea.
Da chi bisogna difendere la costa? Dall’ orco divoratore di spiagge (il mare Adriatico) o da chi ha permesso che si potesse costruire, persino, sopra il mare?
Il Sindaco, la Regione, gli altri amministratori, il Senatore, gli operatori balneari, la stampa parlano di difesa della costa. Il pubblico ed il privato condito insieme dall’ interesse generale (il turismo) e dalla necessità di finanziamenti (soldi di tutti).
Dibattono animatamente su chi abbia, tra loro, più meriti per i finanziamenti ottenuti (per il tramite della Regione). Non sarà che tra i “benefattori” ci potrebbero essere coloro che, in quanto ignari del fenomeno erosivo, possano aver sostenuto, in questa prima decade del secolo 21°, la scelta di lottizzare a nord e a sud del centro abitato dove, il mare ha già fatto capolino lo scorso inverno!
Chi dovrà pagare un domani per la difesa a mare delle abitazioni della zona prossima al fiume Potenza quando i proprietari chiederanno preoccupati di essere protetti dal mostro marino? Non erano a conoscenza al momento dell’ acquisto che in taluni casi si costruiva troppo a ridosso della spiaggia? E i bagnini che hanno realizzato ristoranti sulla riva del mare? Non avranno forse pensato di aver fatto un affare prendendo concessioni in aree non protette a costi contenuti? Chi dovrà pagare un domani la comunità portorecanatese se dovremo assistere alla definitiva scomparsa della Pineta, un tempo vanto della città o della litoranea che collega con il “Conero” su cui la Provincia di Macerata ha investito risorse importanti (nuovo marciapiede, illuminazione e rotatoria da dove si dimena la nuova pista ciclabile?)
A chi è danneggiato da calamità va fornita comunque tutta la massima solidarietà e attenzione. La politica non può ricercare o scaricare le responsabilità sul privato lottizzante o acquirente. Si deve esigere il rispetto delle norme e si possono esprimere giudizi ma la politica deve ricondurre le responsabilità per quanto prodotto in capo agli amministratori comunali di ieri e di oggi. E le istituzioni non sono di parte poiché rappresentano la città.
Il problema per gli amministratori di domani sarà purtroppo sempre quello se, l’ attuale classe dirigente locale non sarà capace, da subito, di marcare una significativa inversione di rotta.
La domanda che dobbiamo purtroppo farci in questo fine 2010 è sempre la stessa.
Da chi bisogna difendere la costa? Dalle onde devastanti dell’ Adriatico o da quanti hanno consentito la “privatizzazione” delle spiagge ed hanno messo le abitazioni del nostro lungomare in “seconda fila”? E’ questo il turismo di qualità?