Di Massimiliano Grufi, Presidente Consiglio Comunale
Mercoledì 1 dicembre presso la Sala Consiliare del Comune di Recanati, alla presenza del Presidente del Consiglio Comunale Massimiliano Grufi e dell’Assessore alle Culture Andrea Marinelli, si è tenuto il secondo incontro relativo al filone “Conversazioni sulla Costituzione” all’interno della programmazione per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia.
Il professore Costa Pietro, ordinario di storia del diritto medioevale e moderno della Facoltà di Giurisprudenza presso l’Università di Firenze ed il professore Baccelli Luca, ordinario di filosofia del diritto della Facoltà di Giurisprudenza presso l’Università di Camerino, si sono confrontati sul tema “Cittadinanza e Diritti: una questione aperta”.
Interessante il passaggio sulla dicotomia “apparteneza-riconoscimento dei diritti”, rappresentando la prima un senso di appartenenza appunto ad una comunità e solo per questo la possibilità di vantare uno “status”, indipendentemente dalla valenza originaria di un diritto e legando la concessione di diritti al solo fatto di far parte di un sistema (è lo Stato a concedere i diritti, sia esso rappresentato in un’epoca storica dal Comune, dal Signore, dal Monarca ecc.).
La seconda accezione, riconoscimento, implica invece una presa d’atto, senza alcuna concessione poiché l’uomo già originariamente è possessore di diritti naturali.
Due concezioni contrapposte che non ammettono soluzione di incontro o che potrebbero anche ricercare una convergenza?
La concessione di diritti da parte dello Stato porterebbe ad una limitazione della libertà della persona e, nei periodi bui della storia, a forme estreme in cui il tutto prevale sul particolare annientandolo (autoritarismi di destra e sinistra).
Allo stesso tempo il riconoscere aprioristicamente diritti universali spesso si è dimostrata una scusa per “liberare” popoli privi di tali riconoscimenti.
Forse una interpretazione terza, quale quella di appartenere ad un confine più ampio di quello statale (vedi Europa), può permettere di non irrigidire troppo il pensiero universalista pur mantenendo una naturalità dei diritti fondamentali della persona che consentano la salvaguardia di diritti di seconda e terza generazione?
La vera sfida sembra questa: la società attuale sarà in grado di mantenere per i suoi cittadini (ius sanguinis o ius soli) i diritti acquisiti con tanti sacrifici nell’evoluzione della civiltà, in un periodo storico in cui, a fronte di una crisi di sistema, cominciano a mettersi in discussione le radici culturali alla base del medesimo riconoscimento?