L’assemblea dei soci dell’ARCI si è riunita per prendere in considerazione gli sviluppi relativi allo sfratto che il comune ha decretato nei confronti dell’associazione e valutare la proposta che l’amministrazione comunale ha avanzato per una collocazione diversa, non più in un locale di proprietà pubblica, ma presso un privato.
Nulla di ufficiale è stato diffuso dall’ARCI sugli esiti dell’assemblea tanto che essendo passati anche diversi giorni da quando il comune ha ufficializzato la controfferta, non è stata data alcuna risposta dai soci ARCI e questo ha irritato soprattutto il sindaco.
Edificio che evidentemente “interessa” moltissimo al comune destinare a qualcos’altro.
La soluzione per l’ARCI prospettata dal comune è un locale all’interno dell’area artigianale Pigini per il quale il proprietario si è reso disponibile ad alcuni interventi e a concordare un affitto accessibile.
I soci ARCI si sono comunque rivolti ad un legale per valutare approfonditamente tutta la prassi sin qui seguita dal comune e nel contempo verificare la percorribilità dell’offerta.
Non sembra quindi che i tempi siano così brevi per la chiusura di un accordo tra le parti.
Per il sindaco i tempi sono comunque quelli entro giugno, dopo di che darà il via alle procedure esecutive di sfratto.
Quello che ancora non è chiaro in questa vicenda è l’urgenza di disporre dei locali di Villa Colloredo e soprattutto come farà il CEA ad entrare con tutte le sue strutture nel bilocale dell’ARCI. Non dimentichiamo che il CEA dispone di un ostello attrezzato con decine di posti letto e di una sala dedicata in cui è stato allestito un ambiente fluviale al chiuso.