RECANATI – L’odissea prima di un 69enne recanatese, poi della famiglia per le conseguenze del suo gesto, sono approdate alla sentenza del Giudice Civile che ha condannato l’AST 3 di Maceratae lo psichiatra in servizio a risarcire i congiunti con 734mila euro.

Una vicenda che parte nel dicembre 2018 quando a seguito di un malore si fa accompagnare al PPI di Recanati. All’uomo, affetto da un disturbo depressivo ricorrente, nei giorni precedenti gli era stata diagnosticata una malattia neurologica.

In questo quadro clinico critico l’uomo, alla dottoressa in servizio, aveva elencato una serie di malesseri che lo opprimevano in quel momento, confidando alla sanitaria di avere pensato di farla finita.

La dottoressa ha subito inviato a Civitanova il recanatese per una valutazione psichiatrica visto il quadro che gli si era palesato.

L’esame del medico psichiatra non ha ravvisato situazioni a rischio e l’uomo è stato dimesso.

Ma una volta a casa il recanatese ha tentato il suicidio lanciandosi nel vuoto da almeno una decina di metri.

Nell’impatto lesioni gravissime con un decorso post operatorio complicato.

Tra l’altro la famiglia dell’uomo è stata anche costretta ad una ristrutturazione dell’abitazione per consentire un minimo di mobilità.

La famiglia ha deciso di tutelarsi tramite l’avv. Paolo Maggini le cui tesi di imprudenti dimissioni sono state accolte appieno dal giudice che si è avvalso anche di una consulenza che ha confermato come fosse stato necessario invece sottoporre il paziente a vigilanza psichiatrica attiva.

Da parte dei congiunti del recanatese anche l’intenzione ora di chiedere i danni morali patiti.