Forse non tutti sanno che uno degli eventi storici più importanti del Novecento è stato acceso da un recanatese. Si tratta della Rivolta dei Bersaglieri, fatto che ha riguardato la città di Ancona, le Marche e l’intera Europa. Ad accendere la miccia della ribellione dei Bersaglieri, che si rifiutarono di andare in guerra contro l’Albania, fu Monaldo Casagrande, militare nato a Recanati e in servizio presso l’undicesimo reggimento di stanza nel capoluogo regionale.

La storia, raccontata in un volume edito dal Consiglio regionale delle Marche è stata presentata nel corso di un convegno che si è svolto ieri (25 novembre), nella Sala degli stemmi, a Recanati alla presenza del Sindaco, Francesco Fiordomo, dell’Assessore alla Cultura, Andrea Marinelli, dell’autore del libro Ruggero Giacomini e del Vice Presidente dell’Assemblea legislativa, Paola Giorgi.


“Il Consiglio regionale – ha detto la Giorgi - da più di trent’anni edita una sua collana editoriale, giunta al suo centesimo volume. La collana raccoglie tutto quanto è storia, cultura, tradizioni della nostra terra. Una teca della marchigianità che raccoglie opere scritte in ogni campo della conoscenza ma che hanno un solo filo che le unisce: parlare delle Marche e dei marchigiani.”

Tra questi volumi vi è anche quello che è stato presentato a Recanati e che illustra in maniera precisa e dettagliata una pagina importante della storia della regione e dell’Italia. La rivolta dei Bersaglieri è una vicenda che per anni è stata incredibilmente velata dall’oblio e che grazie all’autore, Ruggero Giacomini, è stata finalmente affrontata riempiendo un tassello molto importante della storia locale. La ricerca e il racconto degli avvenimenti del 1920 mostrano con efficacia il quadro storico in cui l’Italia e le Marche si trovavano in quel periodo. Ancona, città della Settimana Rossa, espresse in quell’occasione ancora una volta la sua opposizione alla guerra e all’imperialismo affiancandosi con la sua gente ai Bersaglieri che si rifiutavano di partire per la guerra all’Albania. Un evento che portò poi l’Italia a rinunciare alla conquista di quel paese e che, di fatto, rappresenta la prima occasione a livello internazionale in cui il popolo riesce a modificare la posizione di un governo nazionale.

“Un’azione - ha concluso Paola Giorgi - che va letta nel linguaggio di allora che vedeva un paese stremato dalla prima guerra mondiale e dalle lacerazioni economiche e sociali che aggredivano l’Italia in più settori. Ma che va anche letta nel modo di guardare oggi al futuro, all’Unione europea e alla costituenda Regione Euroadriatica che vedrà le Marche essere punto di riferimento nel sud dell’Europa. E in questo contesto la nostra regione non potrà rinunciare ad essere messaggera di pace. Cerniera nel confine tra oriente e occidente, costruttrice di rapporti culturali, economici e sociali, fonte di benessere per tutti i popoli del Mediterraneo.”