Da Comunità Democratica Recanati riceviamo questa riflessione di Michele Ottati
Dobbiamo ammettere che le materie europee non costituiscono parte integrante del dibattito politico nazionale – interviene cosi’ su www.comunitademocratica.it Michele OTTATI – Dirigente Commissione Europea.
Come meravigliarsi se a livello nazionale e soprattutto regionale,non vi è quasi nessun ragionamento europeo e nessuna mentalità europea nel progettare e realizzare i programmi di sviluppo regionale, sociale e agricolo nel quadro di una buona e sana gestione finanziaria.
Tutto è concepito in funzione di una politica clientelare, di amicizie politiche, di affarismo, di logiche partigiane, a scapito dei principi quali la buona “governance”, l’efficacia, l’efficienza, la selezione obiettiva, l’audit interno ed esterno, la supervisione.
Tutto questo fa si’ che alcuni miliardi di euro non vengono spesi perché coloro che debbono decidere sono troppo presi dalle loro beghe nazionali o perché sono spesi male in funzione di logiche partitiche locali. Sarà senz’altro un circolo vizioso per sapere chi deve iniziare ad introdurre nei dibattiti nazionali il tema dell’Europa globale.
L’Europa non puo’ più essere vista come un qualcosa che viene portato avanti dagli addetti ai lavori: ministri (nella misura in cui non sono distratti dalle beghe nazionali), deputati europei (nella misura in cui frequentano e partecipano ai lavori del Parlamento europeo), commissari europei (nella misura in cui portano avanti l’interesse comunitario), funzionari europei di alto livello (nella misura in cui non sono soltanto al servizio degli interessi nazionali).
No, per progredire nel senso giusto, l’Europa ha bisogno che i diversi attori interessati condividano una visione e una linea comuni.
Per affrontare le sfide complesse che si presentano all’Europa, dobbiamo mobilitarci e mobilitare tutti i settori della società: istituzioni dell’UE, autorità nazionali, regionali,locali, imprese, sindacati e società civile. Il metodo europeo significa mantenere lo specifico interesse europeo al centro della definizione delle politiche, per garantire la trasparenza e la responsabilità democratica delle decisioni adottate e tutelare la parità fra gli Stati membri.
L’Europa andrà avanti in senso più democratico se i sindacati e la società civile riusciranno ad esprimersi con una sola voce sulle sfide complesse che si presentano all’Europa.
Dobbiamo renderci conto che è un lungo cammino perché fin quando nel dibattito democratico interno delle grandi organizzazioni di lavoratori e di cittadini, il pensiero europeo non sarà presente, l’Europa la faranno gli altri per noi.