Nota della Compagnia Carabinieri Civitanova
Un decesso avvenuto il 19 aprile 2008 a Porto Recanati, di un giovane di 32 anni originario di Osimo (AN), dovuto ad un’overdose da sostanza stupefacente, aveva coinvolto i militari della compagnia di Civitanova Marche per le indagini. All’alba di quel mattino, le pattuglie del radiomobile civitanovese e della stazione di Porto Recanati avevano trovato il corpo di quel ragazzo esanime e, accanto a lui, i segni inequivocabili di un decesso per droga. Si sarebbe dovuto sposare dopo qualche ora e quella morte suscitò grande sgomento nella popolazione portorecanatese.
Era stato aperto un fascicolo, presso la procura del capoluogo maceratese sotto il coordinamento del Dr. Andrea Belli, e si indagava a carico di ignoti per morte quale causa di altro delitto ma anche per spaccio di stupefacenti. Erano state sentite tutte le persone che gravitavano attorno alla vita del giovane, si erano passate al setaccio tutte le persone a cui erano intestate le utenze che avevano chiamato il suo cellulare, si erano svolti i rilievi e l’esaltazione di impronte sui luoghi di ritrovamento del cadavere: ma le indagini sembravano andare verso un vicolo cieco.
Una squadra di investigatori delle stazioni di Porto recanati e Recanati era stata costituita dal comando compagnia civitanovese per non lasciare nulla al caso. E proprio da un sottufficiale della stazione di Recanati, che doveva ricostruire l’identità degli intestatari delle utenze chiamanti, partiva l’intuizione che portava alla definizione delle indagini. Di tutti gli intestatari non era mai stata rintracciata una donna romena; non era conosciuta in zona, non sembrava che avesse alcun interesse in Italia, non era tracciata in questo paese ergo poteva essere una “testa di legno” a cui era stata intestata quella scheda da personaggi dediti allo spaccio. E i movimenti di traffico di quel “numero” erano talmente variegati che lasciavano supporre fosse utilizzata come “muletto” da più pusher, e di fatto non fosse in uso a nessuno in particolare. Sicchè, mentre i primi sospetti potevano essere indirizzati verso spacciatori, stranieri, che abitano nel vicino hotel house di Porto Recanati, la definizione del quadro investigativo portava ad una donna.
Una 40enne originaria della provincia di Teramo, domiciliata a Porto Recanati. Nome tuttavia noto nell’ambiente delle tossicodipendenze, che non era mai incappata in reati connessi ad overdose. Ma era la spacciatrice abituale del giovane, e non solo quella volta gli aveva ceduto sostanze. È ufficialmente indagata dalla Procura maceratese.