In tutti gli istituti carcerari Marangoni ha avuto la possibilità di ispezionare le celle e tutti i locali per verificare il rispetto delle specifiche norme di legge. Si è soffermato a parlare con decine di detenuti ascoltando le richieste più varie ed eventuali lamentele. Nel carcere di Camerino ha avuto, tra i vari colloqui, anche un incontro con la propria concittadina recanatese Anna Brandoni.
Riferisce Marangoni che la situazione delle carceri visitate è abbastanza diversa “anche se l'elemento comune è il sovraffollamento del numero dei detenuti rispetto alla capienza disponibile o comunque tollerata”. Si va da una situazione più che buona e quasi di tipo domestico del piccolo carcere di Camerino (49 detenuti, è il carcere più piccolo d'Italia) a realtà molto più grandi come il carcere di Ancona Montacuto (394 detenuti). Il carcere di Fermo (87 detenuti) è ubicato in un ex convento con grosse problematiche logistiche, mentre quello di Ascoli Piceno (118 detenuti), include anche una sezione di massima sicurezza (cd. 41 bis). Marangoni ha constatato che, mediamente, nelle varie carceri visitate, “oltre un terzo della popolazione carceraria è rappresentata da stranieri, in taluni casi si supera anche il 50%, come a Camerino dove su 49 detenuti 28 sono stranieri”. In genere sono 5 le ore d'aria giornaliere all'aperto, oltre ad altre ore di socialità controllata tra detenuti. Marangoni considera il punto debole il non lavoro: “i pochi fondi economici disponibili limitano la possibilità per i detenuti di svolgere lavori interni retribuiti, in attività d'ordine, funzionali all'organizzazione carceraria. Si fanno così delle turnazioni tra detenuti che lasciano però lunghi periodi di ozio con tutto quello che ne consegue”. Aggiunge Marangoni che è invece quasi completamente assente il lavoro interno commissionato da imprese o cooperative esterne. Marangoni ha parlato anche con direttori, funzionari e agenti di polizia penitenziaria che hanno esposto le loro problematiche professionali. A questo riguardo “è curioso e in controtendenza il caso del carcere di Ascoli Piceno dove il numero degli agenti di polizia penitenziaria effettivamente in servizio (150) è superiore a quello dei detenuti (118)”. E' necessaria una migliore distribuzione nel territorio delle forze di polizia penitenziaria disponibili.