dal Resto del Carlino, edizione odierna
Querelati il giornale Washington Post e gli autori del manifesto politico firmato Pd in cui si accusava la vecchia amministrazione Corvatta di aver lasciato la città in un "mare di debiti". Le due querele sono state firmate da un nutrito gruppo di ex amministratori e consiglieri della passata maggioranza nonché dall’ex sindaco Fabio Corvatta, messi sotto accusa dal manifesto e dal prestigioso quotidiano americano.
Più gravi le accuse contenute nel famoso manifesto fatto affiggere in formato gigante su più punti strategici della città, fra cui davanti la scuola del liceo scientifico in via Aldo Moro. "Partiamo - dice la Bertini - dall’accusa rivolta all’amministrazione Corvatta di vendite fittizie del mattatoio e di alcune aree adiacenti allo stadio Tubaldi e di soldi spesi e mai incassati. E’ grave che si lanci sospetti pesanti come questi, come se fossero intercorsi rapporti poco chiari e trasparenti fra il Comune e il privato".
"Ancora, gli Ircer, si legge sempre nel manifesto, sarebbero stati "costretti ad acquistare l’ex Clarisse come se ci fosse stata una pressione indebita su questo ente". Si parla poi dei fantomatici debiti fuori bilancio riconducibili verosimilmente ad una cifra di 2 milioni di euro per lavori o servizi fatti svolgere senza alcuna delibera. Oltre a questo il sindaco ha detto più volte che c’è stato un continuo via vai in Comune da parte di fornitori e di ditte tanto che ogni giorno saremmo dovuti andare dai carabinieri".
"Questo significa che ci troviamo di fronte a fatti di rilevanza penale e ciò è lesivo della dignità - afferma il legale - degli ex amministratori perché lascia sottintendere l’esistenza di atti non leciti. Pura diffamazione - sostiene ancora la Bertini dato che ad oggi non c’è alcun dato o atto che provi l’esistenza di una situazione del genere. Un conto sostiene è la legittima critica politica, altro è dire cose non vere con il solo proposito di diffamare amministratori della vecchia giunta Corvatta".
La denuncia è verso i responsabili della stesura del manifesto, che porta la firma del Pd, "i cui referenti ufficiali, però, sottolinea infine il legale, coincidono in parte con alcuni attuali amministratori della giunta Fiordomo e questo è ancora più grave".