Nota Comitato per la difesa e la promozione della Scuola Pubblica Recanati

scuola2Si è parlato della valutazione scolastica e cercato di dare una risposta a domande del tipo "Come viene valutato il rendimento/apprendimento dei nostri figli a scuola? Quali sono le regole che si applicano? Che differenza c'è tra votazione numerica e giudizio? Che cosa si fa negli altri paesi?"

Dopo l'apertura dei lavori, da parte del coordinatore del Comitato Marco Mataloni, è stata la volta dell'insegnante Mara Amico (Scuola Primaria di Tolentino), del prof. Paolo Coppari (Scuola secondaria di primo grado - ex medie) e del prof. Donato Caporalini. I docenti hanno esposto il loro punto di vista circa il tema in oggetto, ponendo all'attenzione della nutrita platea, come la valutazione, degli alunni e degli stessi docenti, sia complessa ed articolata.

Quindi, è stata la volta della prof.ssa Paola Nicolini docente di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione presso l’Università degli Studi di Macerata. La relazione della professoressa è stata molto apprezzata dai presenti sia per la chiarezza espositiva, grazie alla quale è stato possibile comprendere i complessi meccanismi dell'apprendimento, sia per i tanti spunti di riflessione: la valutazione esprime la preparazione dell'alunno e non la qualità dell'alunno stesso; come sia complicato e riduttivo comprimere in un numero una storia scolastica di anni; come altri paesi, USA e Cina per esempio, stiano prendendo come termine di paragone e riferimento i nostri, ormai ex, sistemi di valutazione poiché, avendo già sperimentato con esiti negativi quelli che l'Italia si è ora data, vogliono migliorare.

Le anomalie ci sono, e tante; per esempio, se da un lato le leggi vigenti in materia prevedono la personalizzazione educativa, ovvero che ogni alunno debba disporre di un percorso educativo ad hoc, poiché tutti noi partiamo da livelli differenti, abbiamo storie diverse, capacità linguistiche diverse, ..., i costanti tagli degli organici, delle risorse in generale alla scuola (taglio della compresenza, aumento degli alunni per classe, assenza di tempo per programmazione, ...) portano un conseguente impoverimento della qualità e della possibilità di porre attenzione ai singoli. Un paragone è stato fatto con la scuola pubblica spagnola dove i docenti hanno un contratto di 36 ore settimanali, 6 ore al giorno di cui 4 di docenza e 2 per le attività propedeutiche alla didattica: in Italia, ad andare bene, si hanno 2 ore, ma alla settimana, che ovviamente sono troppo poche; infatti, i docenti in sala hanno evidenziato come loro preferirebbero disporre di quest tempo a scuola e non a casa...

Una delle conseguenze della "valutazione", inserita in questo contesto, è che essa possa diventare uno strumento di "selezione" delle singole persone e che, quindi, contribuisca ad accentuare le differenze piuttosto che contribuire ad innalzare il livello culturale generale del paese.

Si tenga presente, come ha più volte sottolineato la professoressa, che la valutazione si costruisce attraverso degli indicatori che sono il frutto di scelte politiche. Per comprendere meglio questo concetto riportiamo l'esempio dell'ateneo di Macerata che, lo scorso anno, era molto in basso nella classifica degli atenei italiani; uno dei criteri di valutazione applicati era "la capacità di attrarre investimenti nell'ambito delle nanotecnologie". Una facoltà umanistica non può attrarre tali investimenti, cosa che invece, una facoltà di ingegneria, potrebbe facilmente attrarre: questa scelta politica fa si che le facoltà umanistiche siano poste in secondo piano rispetto alle altre; perché?

La conclusione a cui si è giunti è che la nostra scuola pubblica, pur rappresentando un patrimonio inestimabile sia per il presente e sia, soprattutto, per il futuro, a fronte di questi tagli ripetuti e consistenti sta perdendo la sua efficacia: la formazione è un investimento e se non si investe non si raccoglieranno frutti.