Alla Professoressa Paola Magnarelli dell’Università di Macerata
Cara Paola, mi ha molto indignato la comparsa su internet di un elenco di docenti universitari di origine ebraica e di studiosi, ebrei e non, autori di studi sull’ebraismo, messi insieme con l’intento di una schedatura, a quale fine ingiurioso si può ben immaginare.
Ho saputo che ci sei anche tu in quell’elenco per i tuoi studi di storia contemporanea di cui gli addetti ai lavori riconoscono il pregio e che ti senti orgogliosa di comparirvi. Hai ragione di sentirne l’orgoglio perché affrontare lo studio della storia con l’occhio lucido e severo di chi esamina i documenti, senza schemi e senza pregiudizi, di chi cerca i fatti e non i pettegolezzi, di chi raccoglie le testimonianze e non le calunnie è l’unico modo per sottrarre gli eventi alle false interpretazioni e alle partigianerie. Come dimenticare poi l’importanza che la comunità ebraica ha avuto fin dall’alto medioevo nello sviluppo sociale ed economico di Recanati, nostra comune città natale, la nascita e la sepoltura in essa del cabalista famoso in tutto il mondo Menahem Recanati, l’interesse di Leopardi per la cultura ebraica approfondito attraverso la conoscenza diretta di quella lingua!
Penso che la lezione di tuo padre, il grande professore di filosofia Giovanni Magnarelli ti sia servita. A me è servita e ha tracciato una linea su cui formarmi nel percorso di studio. Lui, comunista militante fino all’uscita dal partito dopo i fatti d’Ungheria, nell’ultimo anno di liceo classico fece leggere a noi studenti da poco usciti dalla guerra, presentandocelo come uno dei testi migliori del pensiero moderno, “La volontà di credere” di William James. Padre, insieme con Dewey dell’attivismo americano, James in quel saggio esalta uno dei miti della leggenda americana, l’importanza di credere nei valori per poterli realizzare con impegno solidale attraverso l’azione democratica, perché la fede produce la sua verificazione. Quando ancora oggi ci capita di incontrarci, ex alunni di quella classe, indimenticabile riaffiora la lezione di civiltà che quel professore ci dava. C’era in classe con noi una compagna ebrea, dal chiaro innascondibile cognome. Era la più brava.