Nel corso di una conferenza stampa, in un giorno doppiamente importante per la CGIL, il 20 maggio 1970, data rec_003dell’approvazione dello Statuto dei Lavoratori e 20 maggio 1999, data dell’uccisione di D’Antona, è stata presentata la manifestazione nazionale che Recanati ospiterà sabato 29 maggio per i 40 anni dello Statuto (ore 9.30, Aula Magna).

Una giornata che si svilupperà con la presenza del prof. Adolfo Pepe, direttore della Fondazione Giuseppe Di Vittorio, e di Susanna Camuso, della segreteria nazionale CGIL.

“Tenere vivo il dibattito intorno alla questione lavoro e ai diritti dei lavoratori”, ho sottolineato il sindaco di Recanati, Francesco Fiordomo, con il comune che ospiterà la giornata di studio.

Carlo Latini, direttore dell’Istituto Gramsci Marche, tra i promotori del convegno, ha ricordato “la necessità riflettere sul passato per poter leggere il presente ed interpretare il futuro e non c’è legge come quella legata allo Statuto dei Lavoratori che tiene insieme tutte queste fasi”.

Giacomo_BrodoliniAldo Benfatto, segretario provinciale CGIL, ha ricordato la figura di Brodolini che rese esecutivo l’invito di Di Vittorio, “portiamo la Costituzione nei luoghi di lavoro”, e richiamato alla vigilanza contro attacchi allo Statuto  e tentativi di messa in discussione sin dall'approvazione le 1970.

Da tutti un invito alle giovani generazioni ad essere presenti al convegno per capire come anche certi loro diritti siano maturati grazie allo Statuto dei Lavoratori, frutto di grandi battaglie sociali e sofferenze.

Con la denominazione di Statuto dei Lavoratori, ci si riferisce alla legge n. 300 del 20 maggio 1970, recante "Norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell'attività sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento.", che è una delle norme principali del diritto del lavoro italiano. La sua introduzione provocò importanti e notevoli modifiche sia sul piano delle condizioni di lavoro che su quello dei rapporti fra i datori di lavoro, i lavoratori e le loro rappresentanze sindacali; ad oggi di fatto costituisce, a seguito di minori integrazioni e modifiche, l'ossatura e la base di molte previsioni ordinamentali in materia di diritto del lavoro.

La Costituzione contribuì in maniera essenziale alla strutturazione delle basi del nostro Diritto del lavoro, introducendo principi che, successivamente, lo Statuto del lavoratori avrebbe fatto propri. Principi come quelli dell'art. 1 e dell'art. 4che, oltre a decretare il lavoro come base stabile del nostro ordinamento repubblicano, ne sanciscono anche il diritto in capo ad ogni cittadino.a1970h

La nascente democrazia "fondata sul lavoro" avrebbe, però, dovuto fare i conti con le molte residue arretratezze ancora presenti nel nostro ordinamento. Non tardò perciò Giuseppe Di Vittorio (il più autorevole esponente della CGIL, presidente della FSM, la Federazione Sindacale Mondiale) a pronunciarsi apertamente (1952) per l'opportunità della definizione di una legge quadro che riformulasse l'intera materia, e lo fece parlandone proprio in termini di statuto.

Uno degli artefici dello Statuto dei Lavoratori fu il recanatese Giacomo Brodoloni.

Giacomo Brodolini fu nel 1968 il Ministro del lavoro al quale si devono pur nel breve periodo del suo dicastero una serie di riforme concrete in difesa dei diritti dei lavoratori. In soli sei mesi riuscì ad avviare una serie di riforme sociali molto importanti: il superamento delle "gabbie salariali"; la prima organica riforma previdenziale; provvedimenti di riforma del collocamento (per abolire il sistema del "caporalato", ovvero l'odioso mercato di piazza della manodopera)

il risanamento del sistema mutualistico; un progetto di legge per la libertà sindacale e la tutela dei diritti dei lavoratori nei luoghi di lavoro

Alla vigilia della sua partenza per Zurigo, dove si sarebbe sottoposto ad un disperato intervento chirurgico, e da dove non sarebbe più tornato, Brodolini riuscì con grande lucidità a fare approvare dal Consiglio dei Ministri lo Statuto dei Lavoratori, ancora oggi punto di riferimento delle discussioni circa i diritti fondamentali di chi lavora.