Di Antonio Baleani, segretario PSI 

Sono trascorsi 40 anni da quel 20 maggio del 1970 in cui in Parlamento si approvò la legge 300, cioè lo Statuto dei Lavoratori, una grande riforma sul diritto del lavoro voluta dal grande socialista recanatese Giacomo Brodolini che era stato negli anni immediatamente precedenti Ministro del lavoro.

La nostra città può perciò vantare una grande tradizione socialista ispirata ai principi di giustizia sociale e di libertà personale, la cui storia inizia in realtà assai prima, a partire da personaggi come Vito Fedeli che ispirarono i moti unitari del 1830-31, per giungere a Nicola Badaloni e a M.L. Patrizi e a Elio Capodoglio, contemporaneo dello stesso Brodolini.

Fu proprio il Capodoglio che nel 1951, già membro della direzione del P.S.I., chiamò il Brodolini a Roma per inserirlo nella CGIL come segretario nella federazione degli edili, sindacato di cui nel 1955 divenne vice segretario generale, anno in cui scrisse il testo della Risoluzione della segreteria della CGIL sui fatti d’Ungheria, che il Partito Comunista allora criticò aspramente, essendo quest’ultimo più vicino alle posizioni politiche dell’Unione Sovietica. Tale risoluzione era il segnale di rottura tra PSI e PCI, poiché dopo i fatti d’Ungheria il PSI si dissociò dal patto d’unità d’azione stipulato con il PCI a Parigi nel 1934.

Il PSI entrò nel primo governo di centro-sinistra del 1964 e questa presenza può ben essere interpretata come il primo vero tentativo di modernizzare il paese, basti ricordare l’attuazione di alcune riforme ormai urgenti, come la nazionalizzazione dell’energia elettrica, la costituzione delle regioni a statuto ordinario e il nuovo diritto di famiglia.

Giacomo Brodolini nel dicembre del 1968 divenne Ministro del Lavoro e iniziò subito a realizzare un’ampia politica di riforme, non dimenticando la sua provenienza sindacale che ben lo qualificava ad impostare con lo stesso spirito e la stessa passione una seria e accreditata gestione della cosa pubblica nel complesso mondo del lavoro.

Durante i sei mesi del suo Ministero, avvalendosi della collaborazione di giuristi come Gino Giugni, riuscì a portare a compimento molte importantissime cose, gettando le basi per un organico piano di riforme, a partire dallo Statuto dei Lavoratori che riconosceva una maggiore dignità e responsabilità al cittadino-lavoratore.

Contestualmente egli abolì gradualmente “Le gabbie salariali” che consistevano in scarti salariali tra il nord e il sud fino al 20%, avviò il superamento del sistema mutualistico con un nuovo e moderno sistema sanitario e di sicurezza sociale, intraprese la riforma previdenziale che avrebbe garantito ai cittadini invalidi e indigenti la pensione sociale, non dimenticando di risolvere le lotte contadine e in particolare il problema delle mezzadrie.

L’intelligenza politica del Brodolini era tale da riuscire a cogliere e ad interpretare le necessità di un paese che dopo la guerra stava subendo rapide trasformazioni sociali e si stava avviando all’industrializzazione in una situazione caratterizzata da forti scissioni sindacali e politiche e in un momento in cui la sinistra a cui apparteneva era emarginata politicamente da governi conservatori non in grado di coniugare lo sviluppo con adeguate risposte di welfare-state.

Giacomo Brodolini è stato dunque uno degli statisti più innovativi del ‘900 a cui si deve il rinnovamento del socialismo italiano e la sua liberazione dal paralizzante antagonismo tra il Maxisismo e il Riformismo.

I Socialisti Recanatesi in ricordo del suo grande impegno sociale e politico porteranno sulla sua tomba un mazzo di garofani rossi (nella foto la stessa cerimonia in una edizione precedente).