Per tutti quelle buste telate squadrate che danno nei supermercati altro non sono sempre sembrati che semplici anonimi contenitori di merce. Ora non più, dopo la colorata “scorribanda” in città di oltre un centinaio di studenti universitari della Facoltà di Architettura dell’Università, guidati dal prof. Toraldo Di Francia  (nella foto a sx insieme all'arch. Belelli)  gard13capace di coinvolgere il nutrito gruppo in un’operazione di arredo floreale mobile quei contenitori. Nascono così i “giardini mobili pensierosi”, pensierosi perché ognuno è legato ad una frase, un pensiero, una riflessione, posta su un cartellino in bella mostra sulla composizione floreale arborea che ognuno ha creato.

Il tempo piovoso non  ha fermato gli studenti che, oltre essere accompagnati dai docenti di facoltà, sono stati seguiti dall’assessore alle culture Marinelli e dal consigliere Belelli.

Prima location i loggiati del palazzo comunale, poi trasferimento nel cortile di Palazzo Venieri e sosta poi sotto la Torre del Passero Solitario dove matricole e dottorandi hanno incontrato i bambini di alcune classi della elementare “B. Gigli”, incuriositi dalle finestre da questi mini giardini mobili.

E pere qualche minuto il lieto vociare dei bambini si è incrociato con l’applauso dei creatori dei giardini che sono rimasti soddisfatti dall’aver sollevato tanta curiosità e consenso.

Ultima location la Piazzola Sabato del Villaggio e l’incontro con il conte Vanni Leopardi, grande esrimatore della natura, e che ha sottolineato come, anche se in forma ridotta, questa sia stata una intelligente operazione, al di là dei corsi di formazione in cui si è inserita, con la natura che si riappropria di spazi urbani in una forma insolita.

Alla fine i “giardini mobili pensierosi” sono tornati a casa, ognuno in quella dello studente che lo ha realizzato. Gli studenti hanno utilizzato di tutto, dalla ginestra alle margherite, dalle spezie, alle piante grasse, con delle composizioni anche sinpatiche.

Però pensateci un attimo quanto sarebbe facile realizzarne uno e magari spostarcelo a nostro piacimento, anche fuori dell’ambiente domestico.

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