La cittadina di Recanati, “natio borgo selvaggio” di Giacomo Leopardi, travolta dai problemi finanziari ed elevata nientemeno che sulla prima pagina del Washington Post a simbolo della crisi economica. Ne abbiamo riferito in anteprima proprio ieri.
Non è stata certamente una bella pubblicità per Recanati che sta faticosamente ricostruendo un’immagine di città ben diversa da quella che l’articolista, molto sommariamente descrive.
Come già riferito a mettere nei guai Recanati, sono stati “cattivi investimenti, la caduta degli introiti fiscali, alti livelli di debito e un eccesso di spese”.
Il quadro è particolarmente fosco in Italia, dove molte città hanno investito in modo pesante in complicate scommesse finanziarie basate sui tassi di interesse, scrive il Post.
Profondamente indebitata, Recanati, è stata costretta a vendere terreni pubblici, rinunciare a un asilo pubblico, ridurre gli aiuti agli anziani e cancellare opere di restauro.
“E pensare –commenta il sindaco Fiordomo- che ci si era abituati a una notorietà positiva legata per lo più a Leopardi”.
E, immancabile scoppia la polemica. Ad accendere le micce l’ex sindaco Fabio Corvatta, indirettamente chiamato in causa per avere stipulato quei contratti di finanza derivata che oggi angosciano il suo successore, Francesco Fiordomo.
“Dei 12 contratti SWAP – spiega Corvatta- sette ne ho chiusi io, uno Fiordomo, tutti a costo zero. Ne rimangono in piedi 4 che hanno al momento un andamento regolare e che producono ricavi, anche se inferiori al passato. Comunque nel loro complesso, gli SWAP hanno fruttato al comune 1,5 milioni di euro”.
Corvatta inoltre sottolinea che gli SWAP di Recanati sono stati anche esaminati dalla Corte dei Conti che nulla ha eccepito se non invitare il comune ad un’attenta valutazione dell’evolversi della situazione.
Corvatta non accetta invece l’immagine di un comune senza un soldo.
“Non so cosa sia successo in un anno, il consuntivo 2009 si è chiuso con un avanzo di amministrazione di 90.000 euro e non c’è traccia di sofferenze nel bilancio 2010”.
Contrastante invece la valutazione del sindaco Fiordomo che, quando era all’opposizione, non appena il programma di Rai3, “Report”, portò alla luce la questione SWAP, citando anche Recanati, lanciò in consiglio comunale l’allarme sui rischi di queste operazioni di finanza derivata.
“Se chiudessimo ora i rapporti legati ai derivati –commenta Fiordomo- dovremmo corrispondere 1,5 milioni di euro ad Unicredit, a fronte di una liquidità erogata dall’istituto di 700.000 euro. Una cifra che andrebbe ad aggiungersi a debiti complessivi del comune per 6 milioni di euro”.