Di Mauro Maggini, consigliere provinciale Sinistra Democratica

La velocità con cui, attraverso la stampa, è stata data una risposta alla mia interrogazione in cui si proponeva al Presidente Giulio Silenzi di annullare l'atto di revoca dell'assessore Carlocchia, ventilando l'eventualità di un ricorso al TAR (ricorso che peraltro potrebbe esser fatto solo dallo stesso Carlocchia ), dimostra inequivocabilmente la forte preoccupazione e il nervosismo di chi avrebbe potuto e forse dovuto invece tranquillamente attendere la discussione in Consiglio Provinciale.

E' forse il caso di rilevare che le affermazioni degli uffici provinciali a sostegno della legittimità del provvedimento del Presidente Silenzi non sembrano avere molto fondamento, visto che, se è vero che la revoca dell'incarico assessorile "è un atto posto nella esclusiva disponibilità del presidente della Provincia", cosa questa che nessuno nega, è altrettanto vero che, come recita l'art. 3 della legge 241/1990, ogni provvedimento amministrativo "deve indicare i presupposti di fatto e le ragioni giuridiche che hanno determinato la decisione dell'amministrazione, in relazione alle risultanze dell'istruttoria", e questo non sembra essere il caso del provvedimento in questione, che risulta del tutto ingiustificato anche alla luce della più recente giurisprudenza.

Quanto poi all'intervento di Riganelli, dell’esecutivo provinciale dei Verdi, che definisce assurde le mie affermazioni, non si capisce bene a quale titolo egli si permetta di intervenire, visto che non fa neanche parte dell'Esecutivo Provinciale dei Verdi, peraltro già scaduto da qualche tempo e ancora non rinnovato. Egli, presentatosi alle elezioni del 2004 in 3 Collegi, tra cui San Severino, dove abita ed è conosciuto, non ha raggiunto neanche il 3% dei consensi, piazzandosi al decimo posto pari merito. Un risultato che dovrebbe spingerlo a tacere quando ne ha l'occasione.