Anche la città di Recanati coinvolta in una indagine della Guardia di Finanza partita dall’Umbria e che coinvolge sette Regioni. Cinque le persone finite in manette. Sono accusate di avere manipolato il regolare andamento delle gare di appalto per la gestione di parcheggi comunali a pagamento di oltre 30 enti locali italiani i vertici e alcuni collaboratori, cinque persone in tutto, di una società perugina.
La società è la Sis di Mantignana, specializzata nel settore. I cinque sono stati arrestati stamattina dalla guardia di finanza del capoluogo umbro. La SIS è la stessa che gestisce il sistema dei parcometri a Recanati. Ieri per diverse volte sono stati notati andirivieni di auto della GdF in città.
Al vaglio degli investigatori le posizioni di diversi amministratori pubblici nei confronti dei quali non sono stati presi al momento provvedimenti.
A carico degli arrestati sono state eseguite due ordinanze di custodia cautelare in carcere e tre ai domiciliari. Si tratta – secondo gli investigatori – dei presunti componenti di una associazione per delinquere dedita alla corruzione e alla manipolazione di gare di appalto. A finire in cella con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d’asta e di corruzione verso pubblici dipendenti – è stato spiegato dalle fiamme gialle in una conferenza stampa – l’amministratore e un dirigente della società considerata leader nel settore della realizzazione e della gestione delle aree di sosta cosiddette “a strisce blu”. Ai domiciliari un altro umbro, un campano e una donna romana, ritenuti collaboratori esterni della società stessa.
La Gdf non ha comunque fornito i loro nomi. L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore di Perugia, Giuseppe Petrazzini, è partita circa un anno e mezzo fa. Dagli accertamenti condotti dal nucleo di polizia tributaria del comando provinciale di Perugia della Gdf – guidato dal colonnello Vincenzo Tuzi – è emerso che la società aveva rapporti con 120 comuni italiani. Attraverso quello che è stato definito dagli investigatori “un artificioso e ramificato sistema clientelare”, amministratori, dirigenti e responsabili di area dell’azienda perugina avrebbero manipolato – secondo l’accusa – il regolare andamento delle gare di appalto. In particolare – è stato riferito – l’azienda sarebbe stata agevolata attraverso la predisposizione di bandi di gara confezionati “ad hoc” che hanno permesso l’aggiudicazione di appalti milionari in violazione della normativa.
In cambio gli arrestati – sempre per la Gdf – avrebbero offerto denaro e altre utilità e, in alcuni casi, assunzioni. Gli investigatori stanno valutando la posizione di diversi amministratori pubblici mentre numerosa documentazione è in corso di acquisizione in oltre 30 comuni dislocati in sette regioni: Marche, Toscana, Lazio, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia.