Condannato per diffamazione a sei mesi di reclusione Paolo Munzi, l’autore agli inizi del 2008 di una “lista nera” di docenti universitari accusati di far parte di una “lobby ebraica”. Elenco che finì su un blog. Tra quei nominativi anche quello della prof.ssa Paola Magnarelli (nella foto) dell’Università di Macerata.
Munzi è stato invece assolto dal reato di violazione della privacy e della Legge Mancino. La sua difesa ha sostenuto che quell’elenco di 162 professori era stato tratto da una petizione dove si protestava contro il boicottaggio che alcune università inglesi avevano fatto per gli scambi culturali con docenti israeliani. Munzi sarà anche costretto a risarcire i danni.
La pubblicazione di quella lista provocò indignate reazioni ma anche preoccupazioni per eventuali atti scellerati nei confronti delle persone incluse in quell’elenco in un momento in cui stava di nuovo prendendo piede una certa forma di nuovo antisemitismo. Per ripercorrere i fatti, clicca sull'immagine.
Il pm Giuseppe Corasaniti aveva chiesto una condanna a tre anni, oppure un medesimo periodo di servizi sociali presso la Caritas. Il difensore, l’avvocato Renato Borzone, ha accolto con soddisfazione la decisione dei giudici. “Le idee di Munzi posso anche essere molto criticabili, ma è importante che sia stata esclusa la finalità razziale. La contestazione della legge mancino significava violare la libertà pensiero”. Il penalista, comunque, ha annunciato che farà appello.
Munzi, presente in aula, con barba e capelli molto lunghi, ha ascoltato la sentenza rimanendo in silenzio. La polizia postale lo scoprì dopo essere risalito al computer dal quale era stato diffuso il messaggio. Una successiva perquisizione nell’abitazione di Munzi, a Forano, da parte degli investigatori confermò che era proprio l’autore di quella che poi i giornali definirono ‘black list’.
L’avvocato Cesare Gai, che ha rappresentato come parte civile l’Unione delle comunità Ebraiche Italiane, la Comunità Ebraica di Roma e un docente universitario citato da Munzi, ha detto: “Oggi è stata emessa una condanna grave per il reato di diffamazione. I giudici, quindi, hanno comunque ritenuto esecrabile la condotta di Munzi. Leggeremo le motivazioni rispetto all’assoluzione di singole imputazioni”.
Il legale ha poi aggiunto: “Ritengo che si sia stabilito il principio che quanto fatto da Munzi non debba esser fatto”. I danni, che erano stati chiesti dalle parti offese, saranno da liquidarsi in separata sede. Il pm Corasaniti, nel corso della sua requisitoria, aveva spiegato: “Munzi, nel costruire il suo scritto, ha usato gli stessi metodi dei nazisti, quasi le stesse espressioni”.