Nell'edizione di domenica scorsa l'imprenditore recanatese Adolfo Guzzini, amministratore delegato de "iGuzzini" e Teuco, ha concesso una lunga intervista al Corriere Adriatico che vi riproponiano di seguito.
“Bisogna
correre ai ripari. Rilanciando sfide e trovando motivazioni significa
rispondere in tempo reale alle nuove domande. Rispetto agli Usa perdiamo per
quantità di lavoro un anno ogni cinque”
“La
casta, un danno pure per l’impresa”
Costi della politica, produttività e inefficienze
La ricetta di Adolfo Guzzini
“E’ vero, dispiace solo che come
Confindustria e come imprenditori di zona abbiamo sollevato da tempo la
questione. Riteniamo che i nostri lavoratori prendono troppo poco”.
Il primo affondo di Guzzini: la sperequazione tra il comparto pubblico e quello
privato.
“Chi lavora in un’azienda privata ha controlli di qualità e di produttività
molto più alti che nel pubblico impiego o nei servizi. Basti pensare al
fenomeno Alitalia o al 25% di assenteismo al Comune di Roma”.
Quali le colpe?
“La politica non ha mai preso di petto il
problema. Non si può chiedere agli imprenditori di farsi ulteriore carico della
società: obbligo delle imprese è rispettare i contratti e pagare le tasse”.
Le cose da fare?
“La politica deve riconvertire la spesa e
riqualificarla obbligando alla produttività e alla mobilità, è ora di finirla
con i diritti, tutti noi abbiamo tanti doveri e i diritti previsti dalla
Costituzione”
Tutta colpa della classe dirigente?
“I nostri dipendenti sono molto motivati,
vivono l’azienda da attori e da spettatori nelle variabili complessive dei
sistemi, dell’innovazione del processo di prodotto, del servizio e del mercato
ma di questo la classe dirigente non se ne rende conto, il sindacato tarda
fortemente a capirlo”.
Lacci nazionali in un sistema invece globalizzato.
“Basta pensare che 15 giorni fa la
Federal Reserve ha annunciato una recessione negli Usa, siamo tutti
strettamente collegati come macrosistemi e queste dichiarazioni hanno obbligato
una rivisitazione del bilancio di previsione e dei piani pluriennali. Bisogna
correre ai ripari rilanciando sfide e trovando motivazioni, significa
rispondere in tempo reale alle nuove domande e se si richiede questo
all’imprenditore e all’impresa qual è il tipo di conoscenza che può gestire
queste azioni?”
Adolfo Guzzini si pone la domanda e indica la risposta.
“Ci vuole la detassazione dei contributi per i nostri dipendenti: penso ad
un 30% programmato nel tempo che non può essere pagato dall’impresa che non
evade e compete”.
Un’altra indicazione?
“E’ sufficiente pagare gli straordinari
senza togliere tasse e contributi: come aggiungere uno stipendio all’anno”.
Chi paga i costi?
“Chi sperpera la spesa pubblica, penso al
costo della politica ed alla inefficienza della pubblica amministrazione”.
Come sono i salari nelle sue aziende?
“Ho saputo del dibattito solo nei giorni
scorsi perchè ero fuori per lavoro. Dire che alla Guzzini gli operai
percepiscono 800 euro al mese è falso. E non è un’accusa mossa contro la Guzzini
ma alla dignità dei lavoratori, il nostro bene maggiore. L’azienda vale perchè
c’è l’imprenditore che ha voglia di investire ma la qualità del personale è
l’asse più importante”.
Parliamo di cifre?
“Ci sono vari livelli, tra gli operai
la forbice parte da un minimo di 1093 ad un massimo di 1787 euro. Poi ci sono i
servizi ed altre agevolazioni”.
Quali sono?
“Il servizio mensa che l’azienda fornisce
vale procapite circa 1200 euro all’anno. I turnisti hanno orari ridotti a 7 ore
e 40 invece delle 8 e questo vale un 4.34% di retribuzione”.
Come sono i giovani che entrano ora in azienda?
“Sono molto più motivati di quanto noi
possiamo pensare, bisogna dar loro fiducia e speranza, farli essere attori e
non spettatori, aiutarli a capire che si vince in azienda, poi nella città, in
regione, in Italia, nel mondo”.
Ha già detto che paga le tasse e dunque non le piace il nero. In effetti la
propensione al colore la si nota anche nelle aziende.
“Abbiamo fatto interventi cromatici negli
stabilimenti con l’inserimento del blu, arancio e margherite per rompere il
ritmo del bianco, anche le macchine utensili sono colorate”.
La formazione?
“Determinante. A partire dallo sport con
il sostegno al circolo tennis Francesco Guzzini e alle giovanili della
Recanatese. Poi i fondi all’Itis di Recanati”.
Il territorio fa parte del marchio aziendale?
“Le bandiere della città e della regione
sono all’ingresso delle aziende. Chi arriva da noi da qualunque parte del mondo
riceve monografie sui nostri beni culturali e architettonici”
Rapporti con i sindacati?
“Da noi ci sono sempre stati. Primo
contratto con il consiglio di fabbrica nel ’77, primo accordo integrativo nel
1986”.
Il futuro di Confindustria?
“Emma Marcegaglia, mi auguro”.
Confindustria invade l’area politica?
“Siamo una parte importante della società
e dell’economia mondiale, fare progetti è un dovere civico”.
Recupero della produttività significa lavorare di più?
“Non cito la Cina ma rispetto agli Usa
perdiamo per quantità di lavoro un anno ogni cinque”.