Di Enzo Marangoni, consigliere comunale e provinciale Lega Nord

L' eventuale appartenenza alla massoneria di amministratori pubblici è, di per sè, un indice di possibile e probabile non imparzialità nell'amministrare poichè chi è massone è tenuto a perseguire anzitutto gli interessi dei membri dell'associazione massonica e non il bene comune. Per questo motivo ho presentato una mozione, sia in consiglio provinciale Macerata che in
consiglio comunale Recanati, finalizzata a far dichiarare l'appartenenza alla massoneria
da parte degli amministratori, previsione da introdurre nello Statuto. Ho anche chiesto che in Consiglio Provinciale venga esposto il Crocifisso.

Mozione: codice etico massoneria. 

Ritenendo importante che tutti gli amministratori  del Comune di Recanati (Sindaco, Assessori, Consiglieri Comunali) rendano pubblica la loro appartenenza ad associazioni nello spirito di una migliore trasparenza amministrativa e al fine di informare pubblicamente i cittadini che, nell’esercizio del loro mandato, perseguiranno esclusivamente  l’ interesse collettivo;                     ritenendo altresì che i cittadini, nell’espletamento del loro diritto al voto, siano più consapevoli dell’attività svolta dagli attuali amministratori e candidati futuri amministratori e  in un’ottica di migliore rapporto tra potere amministrativo e cittadinanza; il Consiglio Comunale di Recanati impegna l’Amministrazione ad attivarsi per la modifica dello Statuto del Comune in cui inserire l’obbligatorietà di dichiarare l’eventuale appartenenza alla massoneria degli amministratori Comune  (Sindaco, Assessori e Consiglieri Comunali).

Esposizione del Crocifisso nell’aula del Consiglio Provinciale di Macerata

Chi è abituato a frequentare luoghi istituzionali nota con stupore che l’aula del Consiglio Provinciale è priva del Crocifisso, simbolo storico di valori laici propri delle nostre tradizioni culturali e in parte richiamati dalla Costituzione. Questa mozione non riguarda assolutamente l’aspetto prettamente religioso, ma si riferisce esclusivamente al significato che tale simbolo rappresenta rafforzando il principio di laicità dello Stato e di riflesso della nostra Provincia. La laicità, benché presupponga e richieda ovunque la distinzione fra la dimensione temporale e la dimensione spirituale, non si realizza in termini costanti nel tempo e uniformi nei diversi paesi, ma, pur all’interno di una medesima civiltà, è relativa alla specifica organizzazione istituzionale di ciascuno Stato e quindi essenzialmente storica, legata com’è al divenire di questa organizzazione. La laicità ha diverse accezioni a seconda dei diversi Paesi cui si riferisce: nell’ordinamento inglese il principio di laicità consente al legislatore di dettare norme in materie interne alla chiesa stessa. In Francia in nome della laicità si tende a mortificare l’autonomia organizzativa delle confessioni e talvolta la libera manifestazione della fede religiosa. L’Ordinamento federale degli Stati Uniti d’America, dove vige una ben nota, rigorosa separazione fra lo Stato e le confessioni religiose, non impedisce un diffuso sentire spirituale che si esplica talvolta anche in forme istituzionali (“In God we trust” appare sulle monete), largo è il sostegno tributario assicurato alle chiese e alle strutture confessionali in genere e alle loro attività educative.

Nell’ordinamento italiano il termine laicità serve ad indicare:

• reciproca autonomia fra ordine temporale e ordine spirituale con conseguente interdizione per lo Stato di entrare nelle faccende interne delle confessioni religiose (art.7, 8 cost.);

• tutela dei diritti fondamentali della persona (art.2 cost.), indipendentemente da quanto disposto dalla religione di appartenenza;

• uguaglianza giuridica fra tutti i cittadini, irrilevante essendo a tal fine la loro diversa fede religiosa (art.3 cost.);

• rispetto della libertà delle confessioni di organizzarsi autonomamente secondo i propri statuti, purché non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano (art.8, 2° comma);

• diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, di farne

propaganda e di esercitarne il culto in privato o in pubblico (art.19) ;

• divieto, infine, di discriminare gli enti confessionali a motivo del culto perseguito (art. 20).

Le norme costituzionali italiane che delineano la laicità propria dello Stato sono quindi perfettamente in sintonia con i valori propri della religione.

Ed è evidente che il crocefisso è esso stesso un simbolo che può assumere diversi significati e servire per intenti diversi, innanzi tutto per il luogo ove è posto. In un luogo di culto il crocefisso è propriamente ed esclusivamente un simbolo religioso, in quanto mira a sollecitare l’adesione reverente verso il fondatore della religione cristiana. In un luogo non di culto, come questo Consiglio Provinciale, il crocefisso potrà ancora rivestire, per i credenti, i sopra accennati valori religiosi, ma per credenti e non credenti la sua esposizione sarà giustificata ed assumerà un significato non discriminatorio sotto il profilo religioso, se esso è in grado di rappresentare e di richiamare in forma sintetica, immediatamente percettibile e intuibile (al pari di ogni simbolo), valori civilmente rilevanti, e segnatamente quei valori che soggiacciono ed ispirano il nostro ordine costituzionale, fondamento del nostro convivere civile. In tal senso il crocifisso potrà svolgere, anche in un orizzonte laico, diverso da quello religioso che gli è proprio, una funzione simbolica altamente stimolante, a prescindere dalla religione professata dai consiglieri.

In tutta Italia, ed anche nella provincia di Macerata, il crocifisso è atto ad esprimere appunto in chiave simbolica, ma in modo adeguato, l’origine religiosa dei valori di tolleranza, di rispetto reciproco, di valorizzazione della persona, di affermazione dei suoi diritti, di riguardo alla sua libertà, di autonomia della coscienza morale nei confronti dell’autorità, di solidarietà umana, di rifiuto di ogni discriminazione, che connotano la civiltà italiana. Questi valori, che hanno impregnato di sé tradizioni, modi di vivere, cultura del popolo italiano, soggiacciono ed emergono dalle norme fondamentali della nostra carta costituzionale, accolte tra i “Principi fondamentali” e la parte prima della stessa dove si delinea la laicità propria dello Stato Italiano.

Il richiamo, attraverso il crocifisso, dell’origine religiosa di tali valori e della loro piena radicale consonanza con gli insegnamenti cristiani, serve dunque a porre in evidenza la loro trascendente fondazione, senza mettere in discussione, anzi ribadendo, l’autonomia (non la contrapposizione, sottesa a una interpretazione ideologica della laicità che non trova riscontro alcuno nella nostra Carta Fondamentale)  dell’ordine temporale rispetto all’ordine spirituale. Nel rispetto e nella reciproca stima viene esaltato il principio di laicità dello stato.

Il crocifisso è un simbolo storico idoneo ad esprimere l’origine e il fondamento di molti valori laici che sono a fondamento della nostra cultura e fatti propri dalla nostra Costituzione. Quale altro simbolo potremmo trovare, che si presti più di esso, ad indicare il fondamento dei valori civili che caratterizzano la laicità dello Stato? Tutto ciò premesso, il Consiglio Provinciale di Macerata impegna la Giunta provinciale: a provvedere all’ostensione, nell’aula del Consiglio Provinciale, del Crocifisso simbolo dei valori laici propri della nostra Costituzione.