“Vorrei tornara a fare quello che facevo prima, l’imprenditore edile, vorrei vivere le normali giornate di una famiglia, vorrei …. Ma non posso essere un uomo come gli altri perché ho avuto il coraggio di denunciare la n’drangheta calabrese e da quella volta la mia vita è stata non quella di un testimone eccellente di giustizia, ma un inferno in cui non poco lo Stato ha contribuito ad amplificarne le sofferenze.”
E’ solo un passaggio fra i tanti dell’intervento di Pino Masciari, testimone di giustizia calabrese che ha avuto il coraggio di opporsi alla criminalità organizzata e far crescere intorno a se tante associazioni per la legalità. Sia in Calabria che fuori della stessa regione.
E’ un fiume in piena Masciari quando parla dei suoi “contatti” con la n’drangheta, e ad un certo momento viene colto anche da un piccolo collasso da stanchezza.
“Sto girando l’Italia da mattina a sera per raccontare il dramma di chi si oppone per senso dello Stato alle mafie, a volte arrivo la sera in albergo stravolto, ma soddisfatto per avere aggiunto un mattone alla casa della legalità”.
Protetto dalla scorta Masciari ha voluto fare anche quattro passi per Recanati che aveva visitato in segreto con la famiglia durante una breve frequentazione marchigiana.
In serata, con una ristretta presenza di esponenti di SD e dell’Associazione “Io sto con Pino Masciari”, a cena all’Extra, “ …voglio vedere gente, giovani, movimento, sto 23 ore al giorno chiuso in casa …”