Quella della scomparsa di Alda Merini è una notizia che da un lato ci ammutolisce, dall’altro accende in noi di Musicultura una miriade di ricordi, nei quali l’ammirazione per la poetessa s’intreccia alla condivisione di piccoli frammenti di vita quotidiana.
Alda Merini fu ospite del festival nel 1997, nel 1998 e nel 1999. In quest’ultima occasione la poetessa accolse l’idea di leggere i propri versi da un “pulpito” inconsueto, fortemente simbolico: il Colle dell’Infinito di Recanati, appositamente allestito per le riprese televisive. Lì, la Merini – che amava lo strumento, ma non suonarlo in pubblico – si sedette davanti alla tastiera e improvvisò anche un’inedita performance al pianoforte. Furono i purtroppo ricorrenti problemi di salute ad impedire altre partecipazioni di Alda al festival, al quale dal 1997 in poi rimase comunque sempre legata come membro del Comitato Artistico di Garanzia. Nel 2006 fu il festival ad andare da lei, nella sua Milano. La Regione Marche e la Provincia di Macerata, nell’ambito della B.I.T., ci avevano pregato di contribuire a ravvivare il clima culturale dei propri stand. Pensammo di coinvolgere un po’ di artisti e amici milanesi di Musicultura. La poetessa in quei giorni era afflitta da dolori che ne ostacolavano la deambulazione, eppure generosamente volle esserci. La prelevammo nella sua casa sul Naviglio, carrozzella inclusa. Ma una volta all’interno della Fiera, avvicinandosi al luogo dell’incontro col pubblico e con la stampa, lei volle che tutti la vedessero arrivare sulle proprie gambe. Alda chiese alla fidata amica Concia che l’accompagnava (Concia Arria Lucente, colei che per Musicultura cura i rapporti con i poeti) di sostenerle forte il braccio, furono passi incerti e faticosi, ma le vedemmo sopraggiungere particolarmente sorridenti. Presto venimmo a sapere il perché: il disagio del cammino era stato alleggerito da una raffica di fulminanti battute ironiche della poetessa, che descrivevano il lato grottesco della situazione. I rapporti di Alda con Musicultura passavano spesso attraverso la figura di Massimo Roveri, “corrispondente” della nostra associazione a Milano. Era Massimo che, HI FI in braccio, andava a casa sua per il previsto ascolto delle canzoni in concorso. L’HI FI gli rimaneva in braccio anche una volta entrato: il disordine, i libri accatastati ovunque, i portacenere non svuotati impedivano di individuare uno spazio d’appoggio sicuro. Per Massimo era, per così dire, un’esperienza d’ascolto fisicamente faticosa, ma umanamente assai ricca, per l’acume delle osservazioni che con apparentemente nonchalance la Merini regalava. E come non ricordare le lunghe chiacchierate al telefono? Quelle in cui mentre si parlava del più e del meno Alda, come presa da un’urgenza improvvisa, cambiava frequenza e ti ordinava di prendere una penna. Poi, con accento rapsodico, ti dettava dei versi che scuotevano come la folgore: il suo regalo, bellissimo e per lei naturalissimo, ad amici lontani. Ora che il corpo di Alda Merini riposa, ci auguriamo che anche la sua anima, testimone di tanta umana sofferenza, possa incontrare pace. Ci piace salutarla citando alcuni suoi versi: “Non scongiurare la morte / di lasciarlo qui sulla terra: / ha già sentito il profumo di Dio,/ lascialo andare nei suoi giardini”.
Nella foto: Alda Merini nel 2006 alla BIT di Milano, su invito di Musicultura. Alla sinistra della poetessa Povia, a destra il vicepresidente di Musicultura Ezio Nannipieri, in secondo piano Concia Arria Lucente, che per Musicultura cura il settore poetico-letterario.