di Antonella Mariani, consigliere comunale Partito Democratico
qualsiasi altra struttura sanitaria di applicare la legge 194.
Per
questo motivo ho immediatamente contattato sia il nuovo primario sia le
ostetriche sia le infermiere del reparto di ostetricia e ginecologia per
chiarire la situazione, ricevendo una smentita su quanto riportato dalla stampa
e al tempo stesso ricevendo ampie garanzie sull’impegno di tutto il personale a
far funzionare nel rigoroso rispetto quanto previsto dalla legge 194. Se c’è
stata una fase di difficoltà, che comunque era da evitare, mi è stato
assicurato che l’Ospedale di Recanati in questo momento è perfettamente in
grado di assistere le donne che scelgono l’interruzione della gravidanza.
Invito chi di competenza ed in particolare la dirigenza dell’Asur, come donna,
come medico e come consigliere comunale, ad evitare che si possano generare
equivoci e soprattutto che arrivino messaggi confusi e negativi alla
cittadinanza.
Di seguito, dal sito internet del Resto del Carlino, l’articolo che ha provocato l’intervento della Mariani.
IL CASO / RECANATI
Infermiere obiettrici, e l'ospedale diventa 'antiaborto'
Dal marzo dell'anno scorso nell'Asur 8 è impossible abortire perchè è venuto a mancare il personale di supporto, cioè quello infermieristico e ostetrico che, in blocco, si è dichiarato obiettore di coscienza. Il primario Micucci spera che con il turnover del personale si possa riattivare presto il servizio
Recanati, 18 gennaio 2008 - Nell'Asur 8 è difficile abortire. La legge 194, che permette l’interruzione volontaria della gravidanza, è stata regolarmente praticata nel nosocomio leopardiano (a Civitanova non è stato garantito mai questo servizio) sino al marzo dello scorso anno.
Da quella data, pur disponendo l’ospedale recanatese di due medici ostetrici non obiettori, Claudio Ban e il primario Giuseppe Micucci, oltre Riccardo Piana, primario anestesista, l’aborto è stato praticato una sola volta nella struttura ospedaliera del ‘Santa Lucia’ perché è venuto a mancare il personale di supporto, cioè quello infermieristico ed ostetrico che, in blocco, si è dichiarato obiettore di coscienza.
Le ostetriche, a dire il vero, sin dall’inizio dell’entrata in vigore della legge 194 si sono dichiarate sempre obiettrici, mentre le otto infermiere a turno svolgevano regolarmente questo servizio. Poi, gradualmente, con il passare del tempo, hanno maturato una scelta diversa sino a che, come dicevamo, nel marzo scorso nessuna di loro è stata più disposta ad assistere il medico nella pratica dell’aborto.
"Questa scelta — ci dice un’infermiera — è maturata con il venir meno, nel corso degli anni, del livello di assistenza nei confronti delle donne che si presentavano all’ospedale con la volontà di interrompere la gravidanza. Una scelta difficile e sofferta che doveva avere, però, un suo percorso assistenziale oltre che medico tanto che, grazie al rapporto umano e ai frequenti contatti con il personale, alcune donne hanno cambiato idea decidendo di portare a termine la gravidanza. Gli aborti, che si praticavano negli anni passati, erano in media dai quattro ai sei a settimana. In dieci mesi si registra un solo caso".