Un articolo pubblicato questa mattina sul Corriere Adriatico ha destato curiosità, relativamente alle modalità di ingresso in sala operatoria degli anestesisti, quasi dovessero accedere ad una base nucleare militare. E non sono mancate le prime polemiche. Questa una parte del testo del servizio di Luca Patrassi apparso sul Corriere Adriatico e a seguire la presa di posizione del dott. Morosini.moro2

Il pass digitale per gli anestesisti fa scoppiare un caso: nel mirino la spesa fatta dall’Asur. La legge è uguale per tutti, le impronte digitali no, ognuno ha la propria e gli anestesisti devono averne una particolare. All’Asur di Civitanova e Recanati stanno cercando di digitalizzare gli anestestisti. Occorre dire che non lo stanno facendo in segreto, anzi. La direzione generale Asur ha prima fatto installare dei pass all’ingresso delle sale operatorie degli ospedali di Civitanova e di Recanati e l’altra sera ha chiamato loro, gli anestestisti. Per spiegare. “Io sono il vostro datore di lavoro ed io vi controllo” ha più o meno detto il direttore generale Pierpaolo Morosini per annunciare la volontà di mettere in funzione quella procedura di riconoscimento in funzione fino a qualche tempo fa nelle basi segrete del Pentagono e più di recente nelle banche. Per entrare devi lasciare l’impronta, premere con il ditino.
Bene, anzi male. L’hanno presa malissimo. Gli anestesisti per entrare in camera operatoria devono lasciare l’impronta. Problemi di assenteismo? Difficile, visto che senza anestesista non è che si faccia molto. Eppoi sono pochi ed anche contesi. Un altro punto che non si capisce bene è il motivo del pass informatico solo per gli anestesisti e non per il chirurgo, l’infermiere professionale, la ferrista. Certo non per il paziente, ci mancherebbe solo che chi deve essere operato prema con il ditino sul pass per farsi riconoscere anche se forse in casi estremi potrebbe evitare errori ed incertezze sull’identità dell’operando.
Un altro motivo di discussione è la spesa. In tempi di crisi e di recessione economica è esattamente prioritario il riconoscimento dell’impronta degli anestesisti?
Pare si tratti di un’anteprima nazionale anche se la formula dubitativa è d’obbligo, non risulta comunque che ci siano in giro ospedali nelle cui camere operatorie si acceda dopo aver lasciato le impronte digitali. Certo, se è per la sicurezza meglio lasciare le impronte digitali che la pelle ma se fosse per controllare l’effettiva presenza dell’anestesista non appare una svolta storica quanto piuttosto una spettacolarizzazione della sanità.
Non si ha notizia di come sia finita la riunione dell’altra sera tra il vertice dell’Asur e i medici ma sentiti i rumors cittadini non sembra che l’innovazione tecnologica sia stata salutata dagli applausi. Certo, non si è mai sentito dire di un anestesista che nel corso di un intervento sia uscito per andare a fare la spesa. A meno che l’Asur non sia voluta partire dalla sala operatoria per un percorso a ritroso verso l’ingresso dell’ospedale e verso il controllo di tutti i dipendenti degli ospedali di Recanati e di Civitanova.

Con riferimento all’articolo apparso oggi sul Corriere Adriatico in merito ai pass digitali per gli anestesisti presso l’ASUR Z.T.8 si precisa quanto segue: I cosiddetti “tornelli marcatempo” (Brunetta docet) sono strumenti di verifica dell’orario di un dipendente. Si può marcare con un badge anonimo o con la propria impronta del pollice, come avviene in gran parte degli ospedali e degli uffici pubblici. Perchè gli anestesisti dovrebbero differenziare il tempo di orario totale, quello che fanno con il badge tutti i giorni quando entrano ed escono dal servizio, dal tempo dedicato alla sala operatoria da valutare con l’impronta? Per il solo motivo che chiedono un compenso aggiuntivo di oltre 240.000 euro annui per maggiore impegno orario extra sala operatoria. Come buon amministratore debbo solo verificare quale e quanto orario aggiuntivo effettuano, oltre quello di sala operatoria, per poter procedere all’autorizzazione di questo pagamento. Parafrasando una nota pubblicità “no impronta no soldi aggiuntivi”. Il Direttore Zona Territoriale 8, Pierpaolo Morosini