Sta suscitando grande interesse la mostra “Le città di Biagio Biagetti. Viaggio alla scoperta delle sue opere”, visitabile fino al 30 settembre.
Nella ricorrenza del sessantesimo anno dalla scomparsa, il Comune di Recanati apre gli spazi del Centro Nazionale di Studi Leopardiani all’opera e al ricordo di uno dei suoi figli più illustri. La mostra, allestita e curata dalla famiglia Biagetti, nasce con l’intento di offrire alla città di Recanati e ai visitatori tutti un momento di riflessione sul significato dell’esperienza artistica e spirituale di Biagio Biagetti e, al tempo stesso, si propone di valorizzare la portata storica della sua figura affinché in essa possa essere riconosciuta una delle espressioni più alte della cultura e del sentire marchigiani.
Partendo dagli esordi e dalle decorazioni a soggetto sacro e a soggetto profano che il Biagetti ha lasciato nella sua terra, si è voluto creare un itinerario che, attraverso bozzetti e disegni preparatori di proprietà della famiglia, ripercorresse i luoghi d’Italia che recano le tracce più significative della sua attività. Da Treviso ad Udine, da Padova a Parma, da Roma fino in Terra Santa, sono infatti molteplici le occasioni d’incontro con l’opera di Biagio Biagetti e molteplici sono anche gli spunti che queste testimonianze offrono per una riflessone più approfondita sull’influenza che la sua persona ha esercitato come teorico dell’arte, conservatore e restauratore.
Il percorso della mostra - che vede esposte oltre quaranta opere fra bozzetti, studi, disegni preparatori, scritti teorici e foto storiche - propone uno sguardo inedito sulla figura di Biagetti e si offre al visitatore secondo una pluralità di materiali, di tecniche, di soggetti e di testimonianze che gettano una luce nuova sulla sua vita e sulla sua attività.
Una memoria, quella lasciataci dal Biagetti, complessa ed articolata, rispetto alla quale si rendono dunque necessari un approccio ed uno sguardo improntati alla mobilità. Solo così è infatti possibile restituire il tracciato di un’esperienza umana ed artistica che va oltre la notorietà del Biagetti come esponente di spicco dell'arte sacra del primo Novecento, e che s’impone per il profondo rapporto esistente fra lo studio, la teoria e la prassi dell’arte, soprattutto negli anni in cui egli ricoprì i prestigiosi incarichi di direttore artistico delle Gallerie Vaticane e di primo direttore del Pontificio Laboratorio per il Restauro delle Pitture in Vaticano. La selezione dei disegni, degli studi, degli scritti autografi e delle foto che i discendenti dell’artista hanno operato fra le numerose ed inedite carte conservate presso i propri archivi, cerca di dare conto della complessità progettuale che è sottesa ad ognuna delle creazioni di Biagetti e testimonia, al contempo, un approccio all'arte e al processo pittorico improntato ad un rigore morale e ad un rispetto assoluti. Che le opere siano pensate per spazi destinati al culto o per la decorazione di ambienti domestici, che siano eseguite ad affresco o a mosaico, è nella pratica del disegno che esse trovano il proprio momento fondante: qui emergono in sintesi tutte le caratteristiche essenziali dell’opera finita, qui si definiscono le masse e gli effetti generali, qui traspare l’attento studio dei testi sacri e dei modelli classici, qui rifulge quella formazione di vasariana memoria che colloca il Biagetti nel solco della grande tradizione figurativa medievale e rinascimentale.
L’elaborazione dei soggetti e l’atto dell’esecuzione, come anche la riflessione critica e il metodo di restauro propri del Biagetti, appaiono dunque costantemente tesi al rispetto della memoria che l’espressione artistica inevitabilmente porta con sé, in quanto sede materiale e simbolica della storia, delle convinzioni e delle capacità creative dell’uomo. Sono questi i motivi ispiratori della mano di Biagio Biagetti: moventi di matrice essenzialmente umanistica, che vivificano tanto i corpi quanto le ambientazioni e che trovano nella fede cristiana quel quid capace di accendere, con pari intensità, lo sguardo delle figure e quello di chi le osserva.
La mostra è stata inaugurata lo scorso 11 maggio alla presenza di prestigiosi relatori: il direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci, l’ispettore e capo restauratore dei Musei Vaticani Maurizio De Luca e il giornalista e storico dell’arte Paolo Ondarza.
Le opere saranno in mostra fino al 30 settembre, con il seguente orario: da maggio a giugno dalle ore 10,30 alle ore 12,30 e dalle 18 alle 20. A luglio e agosto dalle 18 alle 20 e a settembre dalle ore 10,30 alle ore 12,30 e dalle 17,30 alle 19,30. Per informazioni si può chiamare i numeri 071.7570604 oppure 071.7587217.