Diventa sempre più accesa la polemica sul libro per immagini dei fratelli Buschi dedicato a Beniamino Gigli e composto da un cofanetto con due volumi, “Una Voce sul mondo” e “Un’anima sul territorio”, quest’ultimo al centro della querelle per le foto utilizzate. Come già riferito

il fotografo Walter Mandolini, attraverso l’avvocato Giampaolo Cicconi di Macerata, ha rivendicato la proprietà di alcuni scatti usati per la pubblicazione, e chiesto un risarcimento di 100.000 euro agli autori, i fotografi Roberto e Fabio Buschi, e ai patrocinatori, Comune e Banca di Credito Cooperativo. Comune e banca attraverso proprie note si sono chiamate fuori avendo solo concesso un patrocinio all’iniziativa, e tra l’altro l’istituto di credito ha anche avuto già un incontro chiarificatore con Mandolini.

Dunque al momento si profila un percorso che porterà ad una causa civile in Tribunale ed in vista di questa  i fratelli Fabio e Roberto affinando la propria strategia difensiva.

Innanzi tutto sul fatto che per le foto usate "sono liberamente utilizzabili le immagini, che ritraggono il tenore e i suoi parenti in momenti di vita quotidiana e sociale. Tali fotografie sono state reperite lecitamente da archivi recanatesi che le hanno conservate".

E con questo, come tra l’altro da noi già riferito, i due fotografi recanatesi fanno chiarezza sul cone sono venuti in possesso delle immagini e che queste, come scritto da un quotidiano “non sono state rubate”.

"Le asserzioni di chi pretenderebbe, senza ragione, dal Comune e dalla Banca di Credito Cooperativo, enti esclusivamente patrocinatori,  persino un cospicuo risarcimento, non tengono conto del fatto che, anche nell’ipotesi in cui venisse dimostrata in maniera certa e documentale la paternità degli scatti, il diritto esclusivo all’uso degli stessi sarebbe in ogni caso cessato da tempo, e cioè con il decorso di venti anni dalla produzione delle fotografie (articolo 92 della legge sul diritto d’autore); si tratta infatti di immagini di persone o di aspetti, elementi o fatti della vita naturale o sociale e, come se non bastasse, di riproduzioni di fotografie non inedite, per lo più già pubblicate su giornali e altri periodici, concernenti persone o fatti di attualità o aventi, comunque, pubblico interesse”.