La riapertura la si deve a Lucia Guzzini e le sue sorelle, e ad un nutrito gruppo di donne che hanno anche preso a cuore la sorte del ciclo di affreschi all’interno della chiesa che da quando è stato rimosso il presepe permanente che vi era stato allestito ha riacquistato piena visibilità interna e manifestato quella ricchezza di un tempo che il tempo stesso però sta consumando.
Secondo il Vogel sul luogo esisteva già una chiesetta, almeno fino al 1420, poi distrutta.
Irnerio Patrizi, nel suo testo “Immagini residue d’un vasto affresco del Quattrocento nella chiesa recanatese delle Grazie” (Simboli, 1932), attribuisce il ciclo di affreschi a Giacomo di Nicola da Recanati, lo stesso autore della pregevole Madonna del Cardellino, oggi custodita al Museo Diocesano.
La storia
lega la costruzione della chiesa all’apparizione, il 21 aprile del 1456, della
Madonna ad una dama albanese, e l’iniziativa fu appoggiata dal vescovo Nicolao
Delle Aste.
L’altare a muro, in legno, di pregevole fattura, è quello originale del ‘400 ed al centro porta incastonata l’immagine della Madonna (sono scomparsi perle e ori che adornavano l’affresco), incalzati dal tempo anche gli affreschi laterali. Pregevole la Crocifissione appena si entra. Se i lavori esterno di salvaguardia hanno modificato l’aspetto originale, dentro tutto rimanda all’epoca di Giacomo da Recanati e ci si immerge in un mondo completamente diverso da quello che era l’esterno.
Sembra che alcuni preziosi corredi siano finiti al Museo Diocesano, lì trasferiti da don Attilio Moroni per sicurezza dopo una prima visita dei ladri nella chiesetta.
Lucia Guzzini ora spera che si muova qualche banca o imprenditore per finanziare una campagna di restauro sotto la cura della Sovrintendenza, anche sotto forma di borse di studio-lavoro per giovani restauratori.