Nella primavera scorsa a Recanati, per iniziativa della comunità argentina, del Circolo Culturale Fonti San Lorenzo, dell’ANPI, dell’ARCi e di Laboratorio Recanati, con il patrocinio dell’Ambasciata Argentina e della Provincia di Macerata, sono state ricordate le 30.000 vittime della dittatura militare argentina alla cui memoria è dedicato il “Giardino delle Parole Interrotte”, fortemente voluto dall’artista recanatese Adelaide Gigli che in quel terribile periodo perse due figli, Ismael e Adelaida Maria, salvando per miracolo la piccola nipote, figlia di Adelaida Maria. E proprio il caso Lorenzo Vinas, il cognome del figlio di Adelaide, sposata con l’intellettuale Andrea Vinas (i due nella foto prima dell'esilio), è stato uno dei cardini del processo che è arrivato ad una svolta. 

Riportiamo di seguito l’articolo apparso sul Corriere della Sera in cui si cita il caso Vinas e lo si inquadra nel contesto del processo contro le dittature sudamericane. Dopo l’articolo alcune foto della manifestazione di Recanati in memoria dei desaparecidos.

 

Dal Corriere della Sera di giovedì 27.12.07
L'inchiesta: La procura ha emesso le ordinanze a partire dalle denunce dei familiari degli scomparsi di origine italiana
Da Roma richiesta d'arresto per 140 golpisti sudamericani
Mandato di cattura per i vertici delle dittature degli anni 70 e 80 responsabili del «Piano Condor»


di Alessandra Coppola
La fuga del capitano si è arenata nel porto di Salerno. Catturato alla vigilia di Natale, l'ufficiale in pensione della marina uruguayana, Jorge Néstor Tróccoli Fernández, è già nel carcere romano di Regina Coeli per essere interrogato.
È stata la sua presenza sulle coste campane, segnalata dall'Interpol, a far scattare la misura cautelare e una catena senza precedenti di ordini di arresto a essa collegati: 140 ordinanze emesse dal gip di Roma Luisanna Figliola su richiesta del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo per altrettanti esponenti di spicco delle giunte militari e degli apparati di intelligence che hanno soffocato il Sudamerica negli anni Settanta e Ottanta. «Il dream team della repressione», titolava ieri il quotidiano argentino Página/12: dagli ex golpisti a Buenos Aires Jorge Rafeal Videla ed Emilio Eduardo Massera al dittatore di Montevideo Jorge Maria Bordaberry, fino al capo della Dina, i servizi segreti cileni, Manuel Contreras. Molti sono già sotto processo in patria, per gli altri toccherà al ministero di Giustizia avviare le procedure di ricerca e sollecitare le eventuali estradizioni. «Questo procedimento è durato molto a lungo nella sua fase di indagini preliminari — nota con il Corriere l'avvocato di parte civile Giancarlo Maniga —. Ma, visto il risultato, valeva la pena aspettare».
La lunga e intricata tela tessuta in oltre nove anni dal pm Capaldo, e conclusa in 416 pagine di atti, ha ricostruito minuziosamente responsabilità e connivenze del «piano Condor »: il patto di «mutua assistenza » tra i regimi militari di Cile, Argentina, Brasile, Uruguay, Paraguay e Bolivia per lo scambio di informazioni e, soprattutto, per l'eliminazione dei presunti oppositori «izquierdistas». Il giovane uruguayano di origine italiana Bernardo Arnone, per esempio, militante del Partido per la victoria del pueblo, sequestrato a Buenos Aires il primo ottobre 1976, condotto al centro clandestino Automotores Orletti, quindi «trasferito» a Montevideo e fatto sparire. Una sorta di «extraordinary renditions » ai tempi delle dittature sudamericane, concluse con l'assassinio di 13 mila «sinistrorsi » sospetti. Così scompare Lorenzo Viñas, argentino di mamma marchigiana: il 26 giugno 1980, a Santa Fé sale a bordo dell'autobus destinazione Rio de Janeiro. Non arriverà mai: bloccato alla frontiera con il Brasile, viene portato in una prigione illegale, il corpo gettato nel Rio de la Plata.
A partire dai casi Arnone e Viñas e da altre 23 denunce di familiari di scomparsi di origine italiana, la procura di Roma ha stilato l'elenco di 146 indagati (sei deceduti), tra i quali lo stesso ex dittatore cileno Augusto Pinochet, morto due anni fa. Strage, sequestro di persona, omicidio plurimo aggravato. Le accuse sono tutte pesantissime. Con un posto «d'onore» per Santiago che avrebbe pianificato il patto del Condor nel '74 e dato l'avvio «ufficiale» con una riunione nell'ottobre del '75 nelle stanze della Dina. Particolari che sono emersi di recente, in gran parte dagli archivi scovati in un sobborgo di Asunción nel '92. Una mole di carte che anche in America Latina faticano a mettere insieme e che ora il lavoro romano può contribuire a decifrare.