Avevamo già parlato in un nostro precedente articolo apparso sulla stampa il 27/01/2006, della presa di coscienza nei riguardi della legge 180/78, riprendendo l’urgente necessità di riformare la stessa, denunciata dall’allora ministro della salute Francesco Storace. A poco più di trent’anni dalla sua promulgazione, ritorniamo quindi a discutere, questa volta con una concreta speranza di riforma, della meglio conosciuta legge Basaglia, suo ideatore e promotore che i suoi discepoli, amano presentare come la più avanzata del mondo. Purtroppo dietro questa mistificazione di parte, è nascosta e negata una tragedia nazionale che è costata e costa ai malati e ai loro familiari, sofferenze indicibile e ignorate. Ciononostante , la legge ha continuato ad essere esaltata dai suoi fautori e beneficiari, impedendo, almeno fino ad oggi, ogni revisione legislativa pagata poi a caro prezzo dai malati e dai loro familiari. Basti pensare che nei primi cinque anni della sua applicazione, i decessi per disturbi psichici aumentarono del 43,5%. In particolare, i suicidi causati da questi disturbi, aumentarono del 20%, mentre i ricoverati negli ospedali psichiatrici giudiziari, cioè gli autori di delitti giudicati incapaci d’intendere e di volere spinti al delitto dalla mancanza di opportuna assistenza e cura psichiatrica, aumentarono quasi del 60% e tra i giovani, l’età tipica d’insorgenza della schizofrenia, quasi dell’80%. Purtroppo, la raccolta di questi sconcertanti dati, è cessata fino al 2003 quando, raccogliendo i continui ed inascoltati appelli dei familiari dei malati, un’associazione femminile, commissionò all’Eurispes, una ricerca su queste stragi familiari. Nel frattempo, la mattanza di malati e familiari ha potuto essere a lungo occultata ed il risultato di questa ricerca è sconvolgente. Da quando fu approvata la legge 180 , oltre 3000 familiari sono stati assassinati da loro congiunti psicotici cui, era mancata la necessaria terapia e vigilanza psichiatrica. Se poi si applicano alle lesioni, le stesse percentuali degli omicidi, si conclude che i familiari feriti dai loro congiunti malati sono stati ca. 6.000 l’anno per 30 anni, cioè la bazzecola di 180.000 persone con probabilità di esito superiore, dato che molto spesso la follia, viene considerata una vergogna e quindi occultata dagli stessi familiari nelle dichiarazioni rese agli inquirenti. Sia chiaro, le famiglie e gli oppositori di questa legge, non chiedono il ritorno ai vecchi manicomi, ma la creazione di cliniche specializzate e umanizzate, come la malattia mentale esige, nonché di servizi agili di pronto intervento e forme protette di reinserimento sociale. In tal senso si è mosso recentemente il nostro On.le Carlo Ciccioli, psichiatra, presentando alla camera un proprio disegno di legge di riforma della 180/78. Obiettivo della riforma è impedire che gli ammalati vengano abbandonati in strada o alle famiglie, creando veri e propri manicomi domestici con i familiari in ostaggio. Il testo prevede di poter istituire un’agenzia regionale che si dedichi alla prevenzione e all’inserimento dei pazienti riabilitati nel mondo del lavoro e la sottoscrizione volontaria di un contratto terapeutico vincolante, che consenta al paziente di continuare le terapie a casa propria, imponendo allo psichiatra, di curare il paziente nel proprio domicilio, così come normalmente avviene con il medico condotto. Si prevede infine, per poter affrontare meglio la crisi acuta del malato, la possibilità che il TSO possa essere prolungato fino a 30 giorni invece degli attuali 7 e il diritto del malato, alla reversibilità della pensione dei genitori, affinché lo stesso, non abbia ad unirsi ai tanti homeless che popolano le città o le case circondariali. Merito quindi all’On.le Ciccioli che da serio professionista e profondo conoscitore della materia, cerca finalmente di porre rimedio alle gravi lacune di questa legge, attraverso la sua proposta di revisione della normativa che disciplina questo tipo di assistenza.